“I gatti di Copenhagen”: una storia per bambini di James Joyce
Non tutti sanno che James Joyce, celebrato autore dell’Ulisse, aveva un nipote che adorava, Stephen. Il tema di conversazione comune tra lui e il piccolo Stephen erano proprio i gatti, ed è nella corrispondenza tra i due che sono state reperite le uniche due storie per bambini dell’autore: The cat and the devil e I gatti di Copenhagen.
La copertina che vi mostriamo è la versione illustrata da Casey Sorrow. Prima delle illustrazioni è giunta tuttavia la storia, che comincia con le seguenti parole dirette al nipote Stephen:
Non posso spedirti un gatto di Copenhagen, perché non ci sono gatti a Copenhagen.
Uno scherzo giocoso o, ridendo e scherzando, Joyce raccontava la verità? Probabilmente non lo sapremo mai, e quello che possiamo fare è goderci il talento dello scrittore e cogliere l’occasione di un sorriso gustandoci la sua storia.
A Copenhagen, ci sono tanti, tanti pesci e tante biciclette, ma nessun gatto.
Joyce prosegue raccontando di cos’altro è ricca Copenhagen: non di poliziotti, giacché passano la giornata a poltrire, fumare grossi sigari e bere latticello, bensì di giovani postini su biciclette rosse.
Le vecchie signore di Copenhagen scrivono ai poliziotti per chiedere aiuto per attraversare la strada, e i giovanotti chiedono a casa più dolci da gustare. E allora, dichiara Joyce…
Quando tornerò a Copenhagen, porterò un gatto con me e mostrerò ai danesi come si attraversa la strada senza chiedere aiuto a un poliziotto.
E’ una storia semplice, quasi elementare, eppure apre al contempo una finestra su una Copenhagen che, pur essendo chiaramente immaginata, assume caratteri e una personalità ben distinta. In questa sede non abbiamo messo a disposizione tutte le illustrazioni, che potete trovare qui se incuriositi: sono deliziose, e dove il gatto, dice Joyce, a Copenhagen non c’è, è invece onnipresente nelle illustrazioni. Una metafora, forse, per dire che nonostante tutto il mondo appartiene a questi adorabili felini?