Accumulo di animali o Sindrome dell’arca di Noè: cos’è, da cosa è causato, come gestirlo
- Disturbi di personalità come la paranoia, la depressione, il disturbo delirante e il narcisismo.
- La spinta a salvare gli animali, distorta in ciò che diviene animal hoarding.
- La volontà di allevare gli animali per poi farli riprodurre e venderli.
In tutti i casi, l’animal hoarding o accumulo di animali è, oltre a un reato di maltrattamento, una condizione clinica che va adeguatamente trattata. Si tratta di un caso particolare di disposofobia, il disturbo relativo all’accumulo compulsivo.
L’invito è sempre, se si dovesse incappare in situazioni come quelle descritte, di contattare le autorità e le associazioni animaliste, e denunciare il fatto.
Dato che si sono nominate le autorità, sorge ora spontanea la domanda: come si configura a livello penale e legislativo in genere l’animal hoarding o accumulo di animali?
Occorre citare, in primo luogo, la Legge 4 novembre 2010, n. 201, denominata “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell’ordinamento interno“. In riferimento a questa Legge, si può fare menzione del decreto 7 dicembre 2011 del Tribunale di Varese, in cui è stato decretato il seguente:
“Il sentimento per gli animali ha protezione costituzionale e riconoscimento europeo cosicché deve essere riconosciuto un vero e proprio diritto soggettivo all’animale da compagnia; diritto che, quindi, va riconosciuto anche in capo all’anziano soggetto vulnerabile dove, ad esempio, tale soggetto esprima, fortemente, la voglia e il desiderio di continuare a poter frequentare il proprio cane anche dopo il ricovero in struttura sanitaria assistenziale. Il giudice tutelare deve garantire la tutela e il riconoscimento del rapporto tra l’anziano e l’animale.” A chiarire qualsiasi dubbio potesse essere rimasto, ci pensa l’articolo 13 Trattato di Lisbona, in cui si afferma che “Nel formulare e implementare le politiche sull’agricoltura, pesca, trasporti, mercato interno e ricerca, l’Unione e gli Stati Membri devono, poiché gli animali sono esseri senzienti, porre attenzione totale alle necessità degli animali, sempre rispettando i provvedimenti amministrativi e legislativi degli Stati Membri relativi in particolare ai riti religiosi, tradizioni culturali ed eredità regionali.”
Viene quindi riconosciuto sia il valore del rapporto tra l’animale e l’uomo, sia il diritto dell’animale a ricevere un trattamento che tenga conto delle loro necessità. L’animal hoarding, che lede l’animale e il suo benessere, è certo una violazione di quanto esposto.
L’accumulo di animali è inoltre una faccenda che viene a riguardare, andando a intaccare l’igiene dello stabile, anche i condomini dell’hoarder. È dovere dei Servizi Sociali intervenire, in quanto per così dire custodi della qualità della vita, come marcato dai seguenti provvedimenti legislativi: la Legge 8 novembre 2000, n. 328, “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali“, e la Legge Regionale della Regione Lombardia 12 marzo 2008, n. 3, “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”.
A livello di benessere psicofisico dell’accumulatore di animali, la legge 406 del Codice Civile tutela le persone prive del tutto o in parte di autonomia. Così recita il III comma: “[…]i responsabili dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella cura e assistenza della persona, ove a conoscenza di fatti tali da rendere opportuna l’apertura del procedimento di amministrazione di sostegno, sono tenuti a proporre al giudice tutelare il ricorso di cui all’articolo 407 o a fornirne comunque notizia al pubblico ministero.”
Il Magistrato Ordinario Giuseppe Buffone, in particolare, si è occupato di trattare il fenomeno dell’hoarding in un articolo pubblicato sulla rivista online “Persona e danno“. Sulla stessa rivista è riportato come la Corte d’Appello di Torino abbia nel 2014 trattato il caso di una persona ritenuta colpevole di maltrattamento animale in condizioni di hoarding.
Quanto è diffuso, in Italia, l’animal hoarding o accumulo di animali? Difficile dirlo. Il fenomeno è ben conosciuto negli Stati Uniti, ma ancora poco in Italia. Nel 2013 Emanuela Prato Previde, docente di Psicologia generale all’Università degli Studi di Milano, ha dato il via a un gruppo di ricerca.
Quel che è certo è che è un fenomeno da studiare con molta più attenzione di quanto sia stato fatto finora.