Come accarezzare il gatto: non è facile come sembra!
Siete lì, vicino al vostro micio, e non aspettate altro che accarezzarlo per un po’. Perché è così adorabile e dopo una giornata di lavoro stressante è quello che ci vuole. Il micio purtroppo non è della stessa idea: neanche un minuto ed ecco che si allontana sdegnato, fosse anche solo dall’altro lato del letto dove “non potete” raggiungerlo. Suona familiare?
No, il vostro gatto non pensa davvero che siate cattivi. E vogliamo specificarlo subito perché di fronte a un atteggiamento del genere si può essere feriti, ci si può sentire rifiutati e persino pensare che micio non ci ami, perciò che sia chiaro da subito: non è così. Semplicemente, il vostro micio soffre di sovrastimolazione.
I gatti che soffrono di sovrastimolazione sono particolarmente sensibili alle carezze, soprattutto quelle che dalla testa proseguono su tutta la lunghezza del corpo, e non riescono a sopportarle a lungo. E’ una reazione puramente fisica, anticipata da diversi avvertimenti. Sembra soltanto che scattino via, o graffino, così di punto in bianco: in realtà ci sono diversi segni a preannunciare che il gatto ne ha abbastanza. Tra di essi:
1- la coda mossa prima gradualmente poi come una frusta, da un lato all’altro, in un gesto nervoso.
2- la tendenza a scatti elettrici quasi, come se avesse elettricità in corpo.
Sono del resto animali pieni di energia, che necessitano di sfogarla di tanto in tanto con qualche sessione di gioco sfrenata; e così quando a fine giornata saranno accanto a noi vicino al divano, la loro tolleranza alle coccole sarà anche maggiore. Importantissimo quindi far giocare il proprio gatto, se si vuole arrivare a una “vita affettiva” soddisfacente.
Ma venendo al punto, quando e come va accarezzato un micio per essere relativamente sicuri che apprezzi le nostre attenzioni? La testa, le guance e il mento sono un win-win assicurato per quasi tutti i gatti: se poi le coccole avvengono con delicatezza, magari con un solo dito e lasciando, porgendo il detto dito al micio, che sia lui a strusciarsi e così facendo indicarci dove più gli piace, ancora meglio. Non siamo più noi, a questo punto, ad accarezzare lui: è lui a coccolare noi, cercando le carezze e muovendo la testa a contatto con la nostra mano.
La “mappa guida” qui sopra, che illustra dove toccare, dove forse potete toccare e dove assolutamente non è il caso di accarezzare un micio sensibile conferma le osservazioni fatte finora, aggiungendoci due punti: la base della schiena adiacente la coda e la zona dei fianchi più vicina alla testa. Il consiglio, se avete un micio che soffre di sovrastimulazione, è di sperimentare solo una volta guadagnato accesso sciolto a testa, mento e guance.
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Poi, sia chiaro, ogni gatto è a sé: queste sono regole generali di cui magari il vostro peloso si infischia alla grande. Esistono coccoloni da guinness che offrono la pancia ad ogni occasioni concepibile e persino gatti che, con tutte le cautele del mondo, sono refrattari al contatto fisico. Come noi, anche loro hanno il loro carattere, e se vi siete trovati in casa un selvatico non fategliene una colpa, per quanto possa essere difficile: anche in questo caso, non vi odia, ha forse alle spalle una storia tanto traumatica da impedirgli di “lasciarsi andare” e che forse richiede anni e anni per essere superata. Il grumpy cat esiste, insomma, ma non è colpa sua.
Di ispirazione è stato il video di Jackson Galaxy, comportamentalista felino di esperienza ventennale e conduttore del programma Il mio gatto è indemoniato, in cui una famiglia chiede aiuto per risolvere problemi di convivenza e relazione col proprio micio.