Come educare il gatto, ovvero come farsi ascoltare
Potrà anche sembrare una barzelletta, ma per strano che sembri è possibile farsi ascoltare dal proprio gatto. Non si è costretti ad accettare da lui/lei ogni comportamento fastidioso, o dannoso per la casa che condividiamo. Il trucco sta nell’agire trattando quelli che chiameremmo dispetti o cattiverie come segnali di un disagio, e nel cercare di affievolire quel disagio invece di costringere Micio a ignorarlo o reprimerlo, senza punirlo. Nello specifico, come educare il gatto? Qual è il modo corretto? Per offrire una risposta, ci siamo affidati nuovamente alla competente Ewa Princi.
Un’utile chiave di volta da ricordare, a tal riguardo, è che il gatto è motivato a ricordare molto bene sia ciò che gli porta utilità e piacere, sia le esperienze spiacevoli . Il rimprovero, come già spiegato, si traduce in una sensazione negativa e se Micio lo associa troppo spesso a noi ben presto, per lui, diventeremo i cattivi di questa storia.
Come sfruttare invece la sua buona memoria per ciò che lo fa sentire appagato e felice?
Innanzitutto, posto e chiarito che un problema comportamentale è frutto di un disagio, vale la pena di regalargli momenti di relax. Se Micio ama le carezze, siate generosi. Se adora giocare, prendetevi tempo da dedicare a lui. In tal modo sarà automaticamente più rilassato, più a suo agio e meno propenso a quelle che definiamo marachelle.
Questo non significa che, se nonostante tutto i comportamenti scorretti proseguono, si sia costretti a sopportarli. Nel momento in cui cogliamo Micio lì lì per farsi le unghie nel posto sbagliato o saltare dove non dovrebbe, una buona tattica da adottare è la seguente.
- Distrarlo dall’impresa che si accinge a compiere. Va benissimo l’utilizzo di un giocattolo che gli piace, così come è più che accettabile un “no” secco, un battito di mani o in alternativa un suono similare, ben udibile ma non esagerato, che catturi la sua attenzione.
- Una volta ottenuta la sua attenzione, proporgli un modo diverso di intrattenersi. Il che all’atto pratico significa giocare con lui un poco, o coccolarlo.
Nel momento in cui Micio ci presta ascolto e rinuncia alla sua “marachella”, è consigliabile premiarlo in qualche modo. Con un tocco del suo cibo preferito o un po’ di erba gatta, ad esempio. Così, la sua memoria associa alla rinuncia una conquista piacevole.
Questa tattica è la primaria e la preferibile tra le maniere corrette di educare un gatto.
Se e solo se questo metodo fallisce, è possibile tentare la pericolosa strada del rimprovero.
Rimane vietato gridargli contro apertamente, soffiare e agire in modo che Micio ci associ all’azione punitiva: è fondamentale che lo spruzzetto d’acqua volto a disincentivare la distruzione del mobile della nonna avvenga in modo che lui non ci veda come i responsabili e quindi non la associ a noi. Soprattutto, se si sceglie questa strada è importante che il comportamento incriminato venga sempre, da tutti, sanzionato, e che ciò sia fatto entro pochi secondi dal momento in cui è accaduto.
Come è evidente, le maniere corrette di educare un gatto esistono eccome!