Come fanno i gatti a cadere in piedi? La risposta è nella loro anatomia
Quello del gatto che cade sempre in piedi è un mito ormai convalidato. L’uso della parola “mito”, in questo caso, non è casuale: seppure è vero che il gatto ha una notevole capacità di minimizzare i danni da caduta, questa è talvolta idealizzata e ingigantita. Non a caso, con “mito” si intende anche “idealizzazione di un evento, di un personaggio, di una situazione”. Resta comunque vero che possiedono i gatti possiedono questa dote, figlia della loro intrinseca agilità. Ma più precisamente, come fanno i gatti a cadere in piedi?
La risposta a questa domanda si cela principalmente nella loro anatomia.
Potrà forse sorprendere scoprire che il primo segreto riguardante questa straordinaria capacità si nasconde nell’apparato vestibolare del gatto, ovvero nelle sue orecchie.
L’apparato vestibolare è connesso al sistema nervoso centrale tramite i nervi. Quando nella posizione della testa del gatto c’è qualche anomalia, cosa che accade appunto nel caso di una caduta, il fluido all’interno dell’orecchio interno viene conseguentemente scosso. Cosa che porta, appunto, l’apparato vestibolare a inviare la comunicazione al sistema nervoso centrale, e così al cervello. In questo modo il gatto registra immediatamente in che posizione si trova e può reagire con estrema prontezza all’avvenimento e al possibile pericolo in arrivo.
La prima cosa che fa, in questa circostanza, è modificare la posizione delle altre parti del suo corpo.
Ed è qui che entra in gioco la sua struttura ossea e vertebrale.
Innanzitutto, lo scheletro del gatto è dotato di 40 ossa più rispetto a un uomo lungo la colonna vertebrale; inoltre i loro dischi intervertebrali si contraggono e allungano con facilità, cosa che permette di utilizzarli quasi come cuscini. Completano il quadro la presenza della coda, fonte di flessibilità, e l’assenza della clavicola, che rende le sue zampe anteriori molto più snodate.
Non stupirà certo, a questo punto, sapere che il gatto inizia a sviluppare il cosiddetto riflesso di raddrizzamento a sole 4 settimana di vita.
Ma come avviene, nel dettaglio, il movimento di raddrizzamento?
La prima mossa è allungare le zampe, in modo da diminuire la resistenza all’aria e rallentare la caduta.
A questo punto, la testa viene girata, mentre il movimento a cui è sottoposta la schiena è di torsione. Quella che si verifica è una rotazione in una certa direzione, quindi. Successivamente, il movimento viene ripetuto, questa volta nella direzione opposta; cosa che fa sì che la rotazione desiderata prosegua.
Il risultato finale, di solito, è che la rotazione raggiunge i 180° e il gatto si trova posizionato in modo da toccare il terreno con le zampe, rilassando i muscoli nell’atto. Se proprio va male, i suoi cuscinetti plantari aiutano a ridurre gli infortuni.
Ecco, dunque, come fanno i gatti a cadere in piedi.
Attenzione, però: non sempre tutto questo è sufficiente a evitare seri danni. Se la caduta avviene da un’altezza inferiore a un metro e mezzo, rischia di non avere tempo di eseguire queste manovre. E di contro se la distanza che lo separa dal terreno è troppo significativa, il riflesso di raddrizzamento potrebbe non essere abbastanza.
Quindi, anche se ora sapete come fanno i gatti a cadere in piedi, fate sempre molta attenzione al loro benessere.
Noi ringraziamo il sito Culturafelina.it per l’interessante lezione, trasmessa anche a voi con questo articolo.