Cosa pensano i gatti degli esseri umani? La scienza prova a rispondere

478
banner

Vivono accanto a noi da migliaia di anni, eppure rimangono, per certi versi, tra gli animali più enigmatici. I gatti ci osservano, ci scelgono, a volte sembrano ignorarci, altre volte ci cercano con ostinata delicatezza. Ma cosa pensano davvero di noi?

Questa è una delle domande più affascinanti che etologi e studiosi del comportamento animale si pongono da decenni. La risposta, naturalmente, non è semplice — ma esistono ricerche scientifiche, osservazioni comportamentali e ipotesi etologiche che possono aiutarci a capire meglio il modo in cui i gatti percepiscono la nostra presenza.

Come ci vedono i gatti? Non siamo gatti, ma ci trattano come se lo fossimo

Secondo il biologo comportamentale John Bradshaw, autore del libro Cat Sense, i gatti non ci confondono con altri gatti. Sono perfettamente in grado di distinguere un essere umano da un loro simile e sanno che apparteniamo a una specie differente. Tuttavia, e qui sta l’aspetto affascinante, ci trattano utilizzando lo stesso repertorio sociale che impiegano con i membri della propria specie.

cosa pensano i gatti degli esseri umani
Immagine generata dall’intelligenza artificiale

Quando un gatto si strofina contro le nostre gambe, ci lecca, fa le fusa o ci “impasta” con le zampe, sta comunicando attraverso i codici della propria etologia sociale, adattandoli a noi. Non perché ci scambi per un suo simile, ma perché quello è il suo linguaggio affettivo, il modo più autentico che conosce per stabilire un legame.

Tutti segnali con cui, nel loro linguaggio, esprimono fiducia, legame e familiarità.

Bradshaw sottolinea una distinzione fondamentale con il cane:

“Il cane è stato addestrato dall’uomo in ogni suo aspetto sociale e comportamentale. Il gatto, al contrario, è rimasto per molti versi un animale solitario, indipendente, che ha scelto di convivere con noi ma senza snaturarsi.”

Proprio per questo, ogni gesto di un gatto ha un valore speciale. Non è frutto di condizionamento, ma di una decisione autentica.

Bradshaw aggiunge anche:

“Quando i mici iniziarono a diventare cordiali verso di noi, forse 5.000 a 10.000 anni fa, hanno semplicemente adattato questa parte del loro comportamento per mostrarci che noi piacciamo a loro.”

In altre parole, il gatto non ci considera un suo pari biologico, ma ci include nel suo mondo relazionale, utilizzando gli strumenti sociali che la sua evoluzione gli ha lasciato intatti.

Si tratta quindi di un’interazione cross-specie consapevole, in cui il gatto sceglie di relazionarsi a noi come a membri accettati della sua cerchia sociale. Un segnale di intelligenza, flessibilità e fiducia – non di confusione.

I gatti ci riconoscono? Sì, anche più di quanto pensiamo

Uno studio pubblicato nel 2019 e ripreso da Scientific Reports ha dimostrato che i gatti sono in grado di riconoscere il proprio nome anche quando pronunciato da sconosciuti, distinguendolo da parole simili. Questo suggerisce una notevole capacità di discriminazione uditiva e un livello di attenzione specifica verso gli esseri umani.

Un altro studio, condotto dall’Università di Tokyo, ha mostrato che i gatti distinguono perfettamente la voce del loro umano di riferimento rispetto a quella di altre persone. Anche se non sempre rispondono con segnali evidenti – come farebbe un cane – ciò non significa che non ascoltino o non capiscano. La loro risposta è più discreta, ma non meno significativa.

Attaccamento felino: sì, anche i gatti si affezionano davvero

Una delle convinzioni più dure da sradicare è quella secondo cui i gatti sarebbero distaccati o opportunisti. Ma la scienza racconta un’altra storia.

Nel 2019, l’Oregon State University ha condotto un esperimento su 70 gatti adulti e cuccioli, utilizzando un test di “attaccamento sicuro” simile a quello usato per valutare il legame tra bambini e genitori. Il risultato? Oltre il 65% dei gatti ha mostrato segni evidenti di attaccamento sicuro: cercavano conforto nella presenza del proprio umano e si tranquillizzavano al suo ritorno.

Questo dimostra che i gatti non solo riconoscono chi si prende cura di loro, ma sviluppano relazioni affettive autentiche, paragonabili a quelle dei cani e persino dei bambini.

Ci scelgono, ci studiano, ci tollerano… o ci amano?

Secondo molti etologi, la relazione tra gatto e umano è una forma di convivenza tra pari. Non esiste un rapporto di sottomissione. Piuttosto, si tratta di una coabitazione fondata sulla fiducia, sulla quotidianità condivisa e su un rispetto reciproco che si costruisce nel tempo.

Quando un gatto ti guarda fisso negli occhi e sbatte lentamente le palpebre, sta facendo una dichiarazione di fiducia. Quando dorme accanto a te, sta scegliendo la tua presenza e la tua compagnia. Quando ti segue da una stanza all’altra senza chiedere nulla, sta dicendo: ci sono, e mi va bene così.