Cremona: uccise il gatto, assolto l’allevatore
Per quanto spesso tendiamo a dimenticarlo, guardando negli occhi grandi dei nostri felini e facendoci incantare, i gatti sono cacciatori nell’animo. Se guardiamo bene, lo vediamo nei loro occhi spiritati quando facciamo scivolare un topino finto o una corda sul pavimento. Ad un gatto di Cremona, la sua natura gli è stata fatale.
Vive, o almeno viveva nel 2009, nella città di Cremona un allevatore di tacchini. Un allevatore a larga scala, e non certo per esigenze familiari, perché i volatili ammontavano a un totale di circa 10.000 tacchini. A un certo punto della sua attività, però, un gatto ha cominciato a disturbare il suo allevamento, arrivando a decimare circa 900 tacchini. Del gatto in questione si sa ben poco: non è chiaro se fosse un randagio o no, se oltre a uccidere le sue prede le mangiasse anche.
Un giorno, una pattuglia della polizia provinciale che passava da quelle parti lo ha beccato in flagrante a sparare verso la vegetazione. È stato rivelato successivamente che l’allevatore stava cercando di colpire il gatto, e ci era in effetti riuscito. L’allevatore aveva insomma deciso di risolvere da solo, e nel modo più violento, il problema del killer dei suoi tacchini. Per il gatto, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.
Anche la legge, in questo caso, ha dato ragione all’allevatore di Cremona, in quanto il reato di uccisione di animali è sanzionato quando non c’è necessità di uccidere; nel caso specifico le incursioni del gatto avevano già causato un danno economico non indifferente.
Ma, ci chiediamo noi, questo significa forse che quando c’è una motivazione l’uccisione di animali è sempre permessa dalla legge?
Chi scrive non è avvocato e non conosce i trecento diversi cavilli della legge. Premesso questo, la domanda rimane e anzi si estende. Cosa succede se il gatto è dotato di microchip e ha un regolare “padrone”? Cambia qualcosa nella sentenza se non è un randagio? E ancora, non esistono casi in cui la parte “offesa”, come può essere l’allevatore in questo caso, è tenuta a contattare un’associazione o comunque trovare un modo per provare a intrappolare l’animale prima di ricorrere a rimedi tanto drastici? Si tratta certamente di un argomento da approfondire, che riguarda un po’ tutti quanti permettano a Micio di passeggiare libero.