Dal poeta dei gatti una poesia contro la vivisezione

MAI PIÙ VIVISEZIONE! LA VERITÀ VERRA’ ALLA LUCE, L’ESSERE SARÀ GIUDICATO…
di Giuseppe DjoNemesis Feat. Lilly Sacra D’Orione (la miciona che vedete in foto)

” Ero lì
entrato per caso,
sbagliando d’ingresso,
la porta.
Udivo lamenti,
grida innocenti,
sembravano bambini.
Non vi era una scritta
che identificava il reparto.
Sembravano grida
da codice rosso,
Uno dietro l’altro…
di continuo che,
sembrava ricordare
le urla del Lazzaretto
raccontato dal Manzoni.
Ma li’ fu la peste,
fu diverso.
Affacciandomi alle fredde stanze
di laboratori senza un colore,
non vidi bambini
operati d’urgenza
per salvar loro la vita…
Ma eran creature che,
Dio creò insieme all’uomo.
Nei loro occhi si leggeva
l’animo di un bambino…
Su di loro si vedevan scene
da versare lacrime ogni notte.
Sbarre di prigionia,
Arnesi in ferraglia di ogni tipo che,
non sembravano più di un ospedale,
ma di un macellaio.
Non esisteva anestesia!
Sofferenze immense su
Tagli…Ferite...Veleni…
Meglio che smetta di elencarli…
li sento dentro
e uccideranno anche me…
Il loro cuore nato
per amare i loro padroni,
ora sono aperti
per mostrarne funzionamenti.
Sì, perché vedi loro vivere
in queste situazioni…
Pinze, elettrodi, collari di piombo,
Spray, scariche
e dolori arrecati dal più profondo.
Scimmie a cuore aperto,
cani con veleni negli occhi,
gatti a scariche elettriche.
Denuncero’ tutto
a quella coscienziosa umanità,
perché a Dio stato lo sei già.
Questo non è uomo,
è una bestia che,
il termine non identifica
l’animale,
ma l’essere malvagio che,
non è figlio di Dio.
Il signore creò l’uomo,
la donna con la Madre Terra
e le sue creature…
come disse San Francesco…
Ora, come dico io,
mettiamo il mondo
a conoscenza di questa vergogna.
Esperimenti di poteri economici,
recanti inutile e disumane sofferenze.
Ammazzano creature
dopo interminabili pianti
e non curano le persone,
ma arricchiscono aziende.
Dove c’è sofferenza
c’è sempre di mezzo
un guadagno…
Ma dove c’è Amore,
Rispetto e Vita,
non esiste ricchezza che,
rende nobile
la nostra esistenza. “

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