Due giorni di ferie pagate se muore un animale domestico: la proposta in Colombia

La morte di un animale domestico è un momento di grande dolore, e lo sappiamo bene. Un lutto grave, che non viene però capito e riconosciuto a dovere in gran parte del mondo. Qualcosa, però, sta per cambiare. Almeno in Colombia. Qui, infatti, il deputato del Partito liberale, Alejandro Carlos Chacon, ha presentato un disegno di legge secondo cui i datori di lavoro devono concedere due giorni di congedo retribuito ai dipendenti in caso di morte dei propri animali domestici. La proposta, ovviamente, farà discutere, ma vediamola meglio nel dettaglio.

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Il dettaglio della proposta

“La morte di un animale può avere un considerevole impatto emotivo sui loro padroni”, ha dichiarato Chacon a El Tiempo. Questa normativa ha proprio l’obiettivo di riconoscere in maniera “ufficiale” il legame tra gli umani e i loro animali domestici. Il politico, nel suo intervento al quotidiano colombiano, ha ripetutamente spiegato che è importante che venga finalmente compreso quanto possa essere difficile per una persona superare la morte del proprio animale domestico. “Alcune persone non hanno figli, ma hanno un animale domestico molto amato con cui sviluppano un legame profondo e fraterno”, ha dichiarato Chacon. La sua proposta, comunque, qualora fosse accettata, sarebbe ben regolamentata, per evitare i “furbetti”. Questi i punti principali:

– I giorni di ferie non si concedono in caso di fauna selvatica o animali esotici;
– Il dipendente deve avvisare con anticipo il suo datore di lavoro e fornire le prove della morte del suo animale;
– In caso di truffa, il dipendente va incontro a penalità e multe.

La questione in Italia

Ma se in Colombia è stata avanzata questa proposta, in altre parti del mondo, Italia compresa, la questione non è mai stata affrontata. Nel 2007, però, è avvenuto un episodio che ha permesso di fare un piccolo passo in avanti. In quell’anno, infatti, la Corte di Cassazione ha stabilito l’esistenza di un “diritto al permesso retribuito per l’assistenza dell’animale domestico”, poiché “la non cura di un animale di proprietà integra il reato di maltrattamento”. I giudici si erano pronunciati sul caso di una giovane donna a cui avevano negato un permesso di due giorni per assistere il suo cane bisognoso di un intervento urgente.
Speriamo che qualcosa si muova, nella giusta direzione, anche in Italia.