Due leggende sui Siamesi, custodi legati al divino e ai reali
Le razze feline sono così tante e variopinte che un “profano”, intendendo con tale parola chi non è propriamente esperto con a riconoscerle, può benissimo confonderne due parecchio simili nel mantello o nella colorazione. È il caso del Burmese e del Siamese, entrambi dotati di pelo che oscilla dal bianco al color cioccolato, seppur differenti nella tipologia di mantello; mentre il primo è a pelo lungo, infatti, il secondo presenta pelo corto. Queste due razze sono anche protagoniste di due leggende sui Siamesi che collegano questi gatti al concetto di divino.
Del folklore che circonda il Siamese, forse, il nostro lettore più appassionato saprà già qualcosa. A questa razza, infatti, è stato dedicato un articolo che tratta quattro affascinanti leggende, legate in parte a ciò che stiamo per raccontare ora.
È cosa già nota che le macchie scure sul collo di alcuni siamesi non sono altro che la traccia che la divinità, qualsiasi sia quella che si è scelta per se stessi, ha regalato a quel micio nientemeno che una dose di coccole… e per farlo, lo ha afferrato per la collottola, lasciando così l’impronta delle proprie dita sul collo felino.
Non bisogna dimenticare, poi, il ruolo di “guardiani” che i Siamesi sovente ricoprono nelle leggende. Questi gatti sono infatti guardiani delle anime dei defunti come di oggetti più terreni e preziosi, spesso appartenenti a re e principesse. È in particolare alle principesse che è legato, tanto da salvarne una dai coccodrilli… e da custodire sulla coda i preziosi anelli di una seconda, o forse della stessa. Tanto diligenti furono, i siamesi, da non perdere mai di vista i gioielli, e da spingersi persino a farsi un nodo alla coda per tenerli al sicuro.
Ecco perché oggi il Siamese è strabico, e perché ne esiste una qualità con la coda più corta, un tempo stimata dagli allevatori benché oggi “declassata”.
Queste due leggende sui Siamesi gettano forse nuova luce sulla razza… o almeno, le donano un’aura maestosa e misteriosa.