Tra i vicoli delle città, nei parcheggi, nei cortili abbandonati e ai margini delle strade trafficate, vivono gatti senza nome, anime silenziose che lottano ogni giorno per la sopravvivenza. La poesia Epitaffio per i gatti senza nome, scritta da Olga Samarina, è un inno struggente a questi felini dimenticati, a coloro che non hanno mai conosciuto il calore di una casa né la carezza di una mano amica.
Epitaffio per i gatti senza nome
Voi che non avete un nome,
malvisti dagli ignoranti e dai violenti,
che vivete sotto le macchine,
girando in cerca di un po’ di cibo e di calore,
magari quello di un motore
che all’indomani diventerà la vostra tomba,
che andate a morire sulle strade trafficate,
falciati dalle ruote,
che rimanete sull’asfalto per giorni
nell’indifferenza e nell’abbandono,
perdonatemi,
perché non ho potuto salvarvi
perdonatemi
perché io non c’ero
perdonatemi
perché gli altri uomini
vi hanno ucciso a sangue freddo
perdonatemi
perché mi vergogno di appartenere alla specie
che considera stracci
voi gatti senza nome,
voi nobili fratelli miei,
voi che sapete rendere felice
il mio cuore che vi ama.
– Olga Samarina
Le sue parole raccontano il dolore dell’indifferenza e della crudeltà umana, ma anche il senso di colpa di chi, pur amando gli animali, sa di non poterli salvare tutti. I versi descrivono la vita dura di questi gatti: la fame, il freddo, il rischio costante di essere investiti o brutalizzati. Un’esistenza ai margini, fatta di brevi attimi di calore, magari accanto a un motore ancora acceso, che il giorno dopo potrebbe diventare una trappola mortale.
Questa poesia ci ricorda che ognuno di noi può fare la differenza, anche con un piccolo gesto: adottando un gatto da un rifugio, sterilizzando i randagi per evitare cucciolate destinate a una vita di stenti, oppure semplicemente portando cibo e acqua ai gatti di colonia.
L’epitaffio di Olga Samarina è un invito a riconoscere il valore di ogni vita, anche quella più invisibile. Perché ogni gatto senza nome meriterebbe un posto nel cuore di qualcuno.