Fiabe: “Il gatto e il topo”
Il Mahåbhårata, il più lungo poema epico conosciuto, è il poema epico indiano che narra la lunga guerra di Kurukshetra. Nel Mahåbhårata c’è però spazio anche per dissertazioni filosofiche, talvolta in forma di fiaba.
Nel libro dodicesimo spicca la fiaba Il gatto e il topo. In questa fiaba questi due ben conosciuti nemici storici si rivelano abbastanza assennati da sapersi alleare quando le circostanze lo richiedano.
Durante una passeggiata come un’altra, il gatto si trova intrappolato in una rete lì sistemata da un cacciatore. Ad assistere alla scena c’è il topo, rallegrato dal destino del suo nemico giurato. Il topo si accorge però ben presto che anche lui le cose stanno girando al peggio: un gufo si prepara ad attaccarlo dal cielo, mentre una mangusta lo punta da terra.
È allora che il roditore fa una proposta inusuale, quasi indecente, al gatto: lo libererà dalla rete se il gatto gli permetterà di trovare rifugio dai suoi predatori nella rete. Il gatto acconsente, e sia il gufo sia la mangusta rinunciano a catturare il topo, ora sotto la protezione del gatto.
Passata l’emergenza, tuttavia, il topo si rifiuta di liberare immediatamente il gatto: gli fa notare di sapere benissimo come diverrebbe invece il suo, di pranzo, se lo lasciasse libero. Dichiara che rosicchierà la corda in tempo per permettergli di sfuggire al cacciatore, poiché allora il felino sarà più concentrato a sfuggire all’umano che a dare la caccia a lui.
Fedele alla parola data, il topo mantiene la promessa: ed entrambi riescono a sfuggire al cacciatore, cercando poi ciascuno un proprio rifugio.
Quello che salta agli occhi nella lettura è l’accento sulla rivalità tra le varie specie animali. Chi ha composto questa fiaba lo ha fatto pensando all’innegabile catena preda-predatore su cui si fonda il mondo animale. E’ chiaro come la necessità porti le alleanze più strane, e come proprio queste servano a salvare la vita.