Gli angeli delle crocchette: lettera di un veterinario a coloro che salvano i randagi
I veterinari sono senza dubbio la categoria professionale più vicina al dolore degli animali. Non solo, come è ovvio, dal punto di vista tecnico e scientifico, bensì anche umano. Non vale per tutti forse, ma alcuni mettono il cuore nel loro lavoro e si sintonizzano anche emotivamente sui loro pazienti. E non è la prima volta, che un veterinario si esprime in merito. Vi presentiamo con piacere queste righe, scritte dal Dottor Vincenzo Minuto. Il titolo, scelto dall’autore stesso, è Gli angeli delle crocchette.
Una popolazione silenziosa non composta da una massa ma da tante persone assolutamente indipendenti che nutrono, curano e aiutano coi propri soldi e col proprio tempo gli animali invisibili, e dico invisibili non perché nessuno li vede ma perché nessuno li vuole vedere.
Se un randagio sta male in strada migliaia di individui passano indifferenti… ma se passa un angelo lo raccoglie e prova a salvarlo, costi quel che costi.
Sono fatti così e non saprebbero essere altrimenti, non sanno girare la faccia dall’altra parte, per loro non esistono vacanze, non esistono domeniche, non ci sono veglioni, serate nei locali, non esistono week end, gli animali devono mangiare tutti i giorni, anche quelli che non si avvicinano, anche quelli che non si fanno accarezzare, anzi forse loro hanno più bisogno.
A volte litigo con loro ma lo faccio per il loro bene, continuo a ripetere che non possono risolvere da soli tutti i problemi del mondo, a volte soffro quando li vedo piangere perché uno dei 50 gatti della colonia è stato investito da un auto perché è normale che su 50 gatti liberi uno possa farsi male…ma niente da fare, per loro ognuno dei 50 ha un nome ed una personalità, ognuno dei 50 è amato come se fosse il cucciolo di casa.
A volte sbagliano, ma lo fanno per amore, sbagliano quando esagerano, quando non riescono a dire basta, quando non sanno dire di no alla segnalazione di aiuto del cinquantesimo cane o del cinquantesimo gatto, a volte mi inalbero quando mi rendo conto che non sono riusciti a fare la cura che avevo prescritto o quando si portano a casa l’ennesima bestiola disabile e trasformano l’appartamento in un posto invivibile per quelli che già ci sono, a volte ripeto loro “se dai un piatto di spaghetti ad un povero sei una persona buona, se dai uno spaghetto per uno a cento poveri sei un imbecille, non hai nutrito nessuno e gli hai anche fatto venire fame”… ma non ce la fanno, se vedono una bestiola in difficoltà quella richiesta di aiuto si impossessa della loro anima e la rapisce chiudendo in uno sgabuzzino del cervello anche la razionalità.
Il loro sacrificio non prevede un paradiso, non prevede una ricompensa, una vita immolata senza il riconoscimento di una santità. Ma il mondo sarebbe peggiore senza di loro.
Grazie di esistere
Dottor Vincenzo Minuto