Glynne Sutcliffe e i suoi 100 gatti

Per quanto i gatti posseggano un carattere abbastanza indipendente e sbarazzino, almeno in alcuni casi, non significa che non abbiano bisogno di cure e affetto come tutti gli animali d’affezione. Un concetto che spinge alcune persone, spinte dalla pietà, a iniziare ad “accumulare” gatti per il loro bene, finendo però per sovrappopolare l’ambiente in cui vivono gli animali e sconfinando così nel maltrattamento. Un reato specifico che è definito in lingua inglese come “hoarding“. Glynne Sutcliffe, una 75enne australiana residente nella città di Adelaide, potrebbe facilmente essere ascritta tra gli “hoarder” o “accumulatori di animali“.

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Glynne Sutcliffe. Fonte: http://www.abc.net.au/

Nell’ottobre 2011 la RSPCA, sigla che sta a indicare un’associazione nota come, per esteso, “Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals”, si è imbattuta nella signora Sutcliffe e nei suoi 100 gatti. La valutazione del benessere degli animali è stata decisamente severa; i gatti erano tenuti in condizioni disastrose, per non parlare della carenza di cure veterinarie. Alcuni sono persino risultati malati di Fiv o Felv; sembra inoltre che gli animali venissero fatti riprodurre poi venduti, al costo di 400 dollari ad animale. Così, la RSPCA ha chiesto al Magistrato Paul Bennett il permesso di rimuovere tutti i gatti dalle cure della signora Sutcliffe e di imporle di pagare una multa di 17,000 dollari di spese legali e veterinarie.

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Ma Glynne Sutcliffe non si è arresa. Nell’ottobre 2015 ha implorato il Magistrato di non toglierle i 20 gatti rimasti in sua custodia, dichiarando che in caso dovesse rinunciare a loro sarebbe suo diritto venderli, e non della RSPCA, che a suo dire farebbe qualsiasi cosa per guadagnare denaro dagli animali in sua cura. Quasi contraddicendosi, poi, ha spiegato di non affidare i suoi animali agli adottanti per guadagnarci, bensì semplicemente perché ama farli adottare. Ha inoltre accusato la RSPCA di non prendersi affatto cura degli animali, bensì di ucciderli senza pietà.

Non possediamo purtroppo foto che documentino l’accaduto,  ma le contraddizioni nelle dichiarazioni della signora Rutcliffe sono piuttosto evidenti. E se è davvero colpevole, è rivoltante quanto si stia impegnando per continuare a guadagnare a discapito degli animali.