I mici ferrovieri prima del crollo del ponte Morandi, secondo Anna Crosa
Può darsi che il crollo del ponte Morandi sia passato in secondo piano nella mente di molti, eppure quel ricordo è molto, molto reale per gli abitanti di Genova e in particolare coloro che lo hanno vissuto più da vicino. Tra di essi c’è la signora Anna Crosa, un nome che alcuni tra i gattofili più informati avranno già sentito. La signora Crosa viveva in Via Porro, davanti ad un terrapieno dove si trovava la sua colonia, tanto da poterla guardare e sorvegliare da casa. I mici ferrovieri, si chiamano, appunto per la loro vicinanza alla linea ferroviaria di raccordo con il porto. Oggi, purtroppo, sappiamo che la loro esistenza è stata stravolta. Tuttavia, hanno una storia lunga e vecchia di anni. Come vivevano, allora, i mici ferrovieri prima del collo del ponte Morandi? A GcomeGatto lo ha raccontato proprio Anna Crosa.
I predecessori di quelli che oggi sono i mei “mici ferrovieri” popolavano già, prima che io nascessi, lo stesso luogo dove vivono oggi. Di loro si occupava più che altro nutrendoli mia mamma, insieme a un gruppetto sparuto di persone di buon cuore, tra cui un signore che ancora oggi incontro nella via ormai molto anziano, che ogni tanto comprava loro le acciughe. Una delle prime sensazioni di cui ho coscienza è il desiderio che si respirava in casa di aiutare gli animali, di qualsiasi specie, dagli uccellini che mio padre portava a casa feriti e dopo debita convalescenza liberavamo nei pressi della casa in campagna, alla chioccia coi pulcini tenuti in casa perché nel pollaio era “troppo freddo”, ai coniglietti allevati da mia mamma perché la coniglia era morta, ai cani abbandonati dal cancello dell’orto e adottati o fatti adottare nel vicinato… e tanti altri sempre poi vissuti in campagna e morti di serena vecchiaia. Ma vicino a casa c’erano loro, i gatti della ferrovia. E se mediamente per ogni individuo è naturale e normale avere una casa, una famiglia, affetti ed amicizie, magari un cane o un gatto come animali domestici, oltre a tutte queste cose per me è sempre stato naturale occuparmi anche di questi compagni di vita, i gatti randagi del quartiere, che poco a poco ho organizzato e sistemato in una colonia ben curata dove oggi vivono liberi, sani e felici.
La storia d’amore di Anna, così vogliamo chiamarla perché, come noi e molti dei lettori, è parte della grande famiglia dei gattari, con il mondo felino e degli animali in genere è quindi iniziata fin da quando era in tenera età.
Ho un vantaggio in tutto questo, infatti benché il posto dove vivono sia molto macchinoso da raggiungere, si trova poi su un terrapieno esattamente sotto casa e io lo vedo dal terrazzo che si apre sulla cucina, da dove godo di una visione privilegiata sulla colonia che mi permette di controllare che tutto sia a posto, che i mici abbiano sempre le ciotole piene e di osservare i loro atteggiamenti e le loro avventure senza che loro ne siano disturbati. Non ultimo, riesco a fotografarli in tutta la loro bellezza e naturalezza. E così non c’è stato un giorno della mia vita (a parte assenze per vacanze viaggi o altri motivi) in cui io non mi sia affacciata e abbia trovato uno dei miei mici che mi dava il buongiorno, guardando all’insù con i suoi occhi intensi curiosi e indagatori. Per lo stesso motivo ho potuto seguire tutte le loro storie, conosco tutte le “parentele” tra loro, so chi era la mamma o la nonna di un micio, conosco e ricordo i nomi di tutti loro e di quelli che li hanno preceduti, ho seguito tante cucciolate aiutando le gattine ad allevarli, sono stata testimone di innumerevoli episodi e storie divertenti e commoventi… osservatrice di un “mondo” magico e quasi fuori dal tempo, rimasto immutato da quando ero una bambina e mi arrampicavo di nascosto sulla massicciata per raggiungere i miei gatti di allora.
La scrittura, lo si sa, è un’arte. E la sua magia più grandiosa è la capacità di materializzare davanti agli occhi del lettore esattamente le scene descritte, come stessero avvenendo sul momento. In questo, quando parla dei suoi mici ferrovieri, Anna possiede un talento unico.
Sembra davvero di vederli, i mici ferrovieri prima del crollo del ponte Morandi.
Abito e ho sempre abitato in Valpolcevera, periferia ovest di Genova, una vallata un tempo molto bella e verde ma oggi purtroppo degradata dall’industrializzazione e da troppe servitù. È una zona cementificata e trafficata, con poche zone verdi tranne che sulle colline che la circondano. Per andare dai miei ragazzi mi arrampico tre o quattro volte alla settimana, rientrata dall’ufficio, su per una scaletta in ferro costruita dai ferrovieri nel dopoguerra, attraverso un tratto di ferrovia dismessa e costeggiata da alcuni orti e pollai e poi passo su una massicciata che finisce sotto le case della via dove abito… il tutto con un borsone con tre bottiglie d’acqua, un sacco di crocchini da 4 chili, svariate scatolette di umido, ciotole di ricambio, stracci per pulire e nella brutta stagione anche traverse isolanti e copertine o vecchi maglioni da mettere nelle casette sui bancali ,che abbiamo portato insieme a Margherita, Romina e al mio compagno (arruolato anche lui per una giusta causa e gattaro occasionale) perché i mici abbiano un po’ di riparo.
Oltre al mio amore per i mici e per gli animali in genere riempiono la mia vita tante altre passioni, amo la fotografia e la letteratura, mi piace interpretare con entrambe aspetti della vita dei miei gatti e della mia esistenza, amo viaggiare e imparare, da ognuno dei miei viaggi ho sempre portato ricordi e foto di almeno un micio incontrato aiutato e amato, quando non sono tornata direttamente con uno o due mici al seguito che non mi sono sentita di lasciare sul posto. Mi piace andare a teatro, alle mostre o semplicemente godermi una cena tra amici e a volte mi piacerebbe che le giornate durassero il doppio per riuscire a fare tutto.
E in tutto questo non mi dispiace alzarmi tutte le mattine mezz’ora prima del dovuto per bollire petto di pollo, nasello, carne tritata da portare ai miei ragazzi perché vivendo fuori devono avere più difese per restare sani, soprattutto nella stagione fredda. Per questo in autunno metto loro le vitamine nell’acqua, e se vedo qualcuno di loro che sembra stare poco bene, è ferito o gli gocciolano gli occhietti cerco di attiralo con bocconi di carne tritata dove ho mischiato l’antibiotico… salvo quando si presenta un caso che trovo particolarmente preoccupante e allora con l’aiuto di Margherita il micio viene catturato e portato in clinica.
Sereni, protetti, con al fianco angeli custodi pronti a sfamarli, tenerli al caldo e fornire loro le cure adeguate in caso di necessità. Davvero, quando il ponte è crollato, anche il loro piccolo mondo deve aver subito un vero e proprio terremoto.
Anna non era sola, nella sua missione, e per loro aveva davvero tutte le cure.
Qualche anno fa ho deciso che, soprattutto per il loro bene ma anche per il mio impegno e le mie finanze (la spesa per i gatti è sempre decisamente superiore a quella per gli umani) una trentina di mici erano sufficienti e ho iniziato una campagna di sterilizzazione delle femmine della colonia e di qualche maschio. Con l’aiuto di una volontaria fantastica, Margherita – oggi diventata mia grande amica- che da vent’anni si occupa della cattura delle gattine randagie per la sterilizzazione su tutto il territorio della provincia, in un anno e mezzo di rocamboleschi appostamenti settimanali con la gabbia–trappola, sono riuscita nel mio intento ed ho fatto sterilizzare tutte le femmine e alcuni maschi della colonia, ed anche alcune gattine trovate nei quartieri vicini che avevano chi provvedeva a loro per il cibo, ma rischiavano di popolare le strade con cucciolate continue. Siamo anche riuscite a catturare, curare e far adottare alcuni piccoli ancora addomesticabili, e continuiamo a farlo tuttora se incontriamo o ci viene segnalato un gatto in difficoltà. Il tutto sempre in totale autonomia materiale, economica e logistica, aiutata con qualche colletta di Margherita e di un’altra splendida volontaria ed amica, Romina.
E sempre per la serie “non mandiamo indietro nessuno” ogni tanto alla colonia si unisce qualche micio girovago che trova cibo e un po’ di riparo, alcuni come gli ultimi due acquisti Puntino e Juve si fermano e vengono ufficialmente adottati, altri purtroppo non riesco a farli restare neanche con l’attrattiva di pollo o nasello bollito. Fanno parte della fauna locale anche Spillo, un riccio che vive nelle vicinanze con due piccolini ed è molto ghiotto di crocchini, pezzetti di mela e wurstel, che di sera si aggira noncurante in mezzo alle zampe dei mici osservato con degnazione, e Frollo, un gabbiano che ogni tanto tira fuori le ciotole dal loro riparo e al quale i mici, trovandolo a passeggiare indisturbato sul loro territorio, riservano improbabili agguati divertentissimi che io mi godo dal terrazzo di casa. Per evitare che mi scombinasse tutte le ciotole l’ho abituato a prendere il cibo al volo, ormai mi aspetta anche lui in cima ad un palo poco distante dalla colonia e appena mi vede inizia a girare in cerchio come su una giostra, prendendo con precisione eleganza e destrezza formidabile i pezzi di prosciutto, pollo o tacchino che io gli lancio e che compro per i gatti… e ormai anche per lui.
Più di una semplice colonia, persino più di una comunità, i mici ferrovieri prima del crollo del ponte Morandi erano un microcosmo.
Forse invisibile a molti, data la loro posizione, eppure vivo, vispo e pieno di vita. Non solo gatti, come si può leggere: persino Frollo il gabbiano e Spillo il riccio facevano parte di questa grande famiglia!
Questo microcosmo, i mici ferrovieri prima del crollo del ponte Morandi, era parte integrante del mondo di Anna, tanto da regalarle l’ispirazione giusta per comporre una poesia che già in passato, seppur in versione parziale, ha solcato il web. Noi, in questa sede e con il benestare dell’autrice, ve la proponiamo in versione integrale.
I gatti di strada si accontentano
di un mucchietto di crocchini su un muretto
e sono contenti, ti guardano stupiti
del regalo e ti dimostrano
la loro riconoscenza leccandosi i baffi
mentre ti fissano con il loro sguardo
che viene da lontano.
Sempre dignitosi ed eleganti,
discreti e silenziosi come sogni
appaiono dal nulla quando arrivi
e ti si materializzano intorno,
aspettando composti il loro turno.
Solo chi li conosce bene sa
che danno sempre molto più
di ciò che ricevono
e che il loro amore è intimo e discreto
fatto solo per chi lo comprende
e ne apprezza la natura riservata.
Non mi stancherò mai della loro silenziosa presenza
e delle loro carezze vellutate.
Non mi stancherò mai del loro incedere elegante e indolente
nella strada più desolata come fosse
un corridoio regale.
Non mi stancherò mai dei gatti.
Dedicato a tutti i gatti di strada e a tutti quelli che li amano,
Anna Crosa.
Ora, al termine della lettura di questo racconto dal passato, senza dubbio non può esistere gattofilo che non si sia commosso e intristito al pensiero della perdita della loro casa sofferta da questa colonia.
Eppure, se è senza dubbio vero che i mici ferrovieri prima del crollo del ponte Morandi, quelli con tanto amore raccontati da Anna, hanno dovuto cambiare volto e vita, sono sopravvissuti, tutti quanti, al disastro, e hanno cominciato una nuova esistenza.
Quando la loro area è diventata inagibile e pericolosa, i mici ferrovieri hanno trovato una nuova dimora in tre diverse oasi. Qualcuno, con grande dispiacere, non ha accettato il trasloco ed è fuggito per mai più tornare, ma la buona parte di loro forse ormai ha dimenticato questa brutta avventura.
Anche se Anna non è mai più rientrata nella sua vecchia casa, e non può più ammirarli dal suo balcone, i suoi amati felini li porterà sempre nel cuore. E non potrebbe che essere così!