I profughi ucraini possono portare liberamente i loro animali in Italia
L’aggressione russa all’Ucraina è un oltraggio alla libertà e alla democrazia che mai avremmo voluto veder realizzarsi. Eppure, o forse proprio alla luce di questo, commuovono i passi e le decisioni di chi sostiene l’Ucraina, anche solo nelle piccole cose. E c’è uno sviluppo che ci indica che, forse, qualcosa è cambiato in positivo per i nostri quattrozampe nel corso di questi anni: ora i profughi ucraini possono portare in Italia i loro animali.
Normalmente, infatti, la movimentazione degli animali in buona parte dei paesi dell’Unione Europea richiede, perché l’ingresso possa avvenire, la presentazione di documenti identificativi, certificato vaccinale, presenza di microchip e un esito di esame del sangue che provi la negatività alla rabbia.
In alcuni casi, occorre inoltre richiedere un permesso preventivamente, come recita l’art. 32 del regolamento Ue 576/2013, in assenza dei requisiti sopra descritti. Gli animali privi di questa documentazione sono ritenuti “non conformi”. Ogni paese, comunque, ha le sue regole. E proprio a queste, l’Italia ha concesso una deroga, a favore di chi abbandona l’Ucraina e non vuole abbandonare il suo animale. Un sollievo e un peso in meno sul cuore, certamente, per chi li considera parte della famiglia.
Non è solo in Italia che gli “animali da compagnia non conformi” sono ben accetti: anche Polonia, Ungheria, Romania e Slovacchia, prima ancora del nostro paese. Si è aperta inoltre una collaborazione tra i paesi UE, che poggia sulla comunicazione alle autorità sanitarie italiane in merito ad arrivi di animali privi di documentazione.
Quello che conta, ed è un bel passo di umanità, è che i profughi ucraini possono portare in Italia i loro animali “non conformi”, dove riceveranno le cure necessarie e dove verrà prodotta in loco la documentazione che li metterà in regola.
La procedura pare essere similare anche negli altri quattro paesi che hanno in comune con l’Italia questa decisione.
Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa, ha prontamente comunicato che “l’intera rete nazionale di canili sanitari e rifugi nonché di gattili gestiti dall’Ente Nazionale Protezione Animali, da Nord a Sud, è pronta all’accoglienza d’intesa con i servizi sanitari pubblici”. L’On. Michela Vittoria Brambilla aveva già in passato presentato la questione al Ministro Speranza, e ora possiamo finalmente affermare che la sua richiesta è stata accolta.
Che dire, è un atto di umanità che, ci auguriamo, presto verrà imitato dall’intera Europa. Un atto di gentilezza non cambia forse il mondo, ma può renderlo migliore per qualcuno.