I randagi ucraini non possono entrare in Italia: purtroppo è vero
Tempo fa, abbiamo potuto darvi una notizia che ci ha resi orgogliosi del nostro paese: è stato con piacere che vi abbiamo comunicato come sia permesso ai profughi ucraini varcare i nostri confini nazionali portando con sé i loro animali, senza seguire il lunghissimo iter che normalmente sarebbe previsto.
Purtroppo, oggi dobbiamo dipingere una nota italiana un po’ meno positiva: purtroppo, i randagi ucraini non possono entrare in Italia. Lo dichiara la Direzione generale della Veterinaria del Ministero della Salute.
Peggio ancora, questa decisione è stata condivisa dalla maggioranza degli Stati membri durante gli incontri della Commissione Europea sul tema. Il motivo? Pare sia di tipo sanitario, in particolare il timore è il diffondersi della rabbia, ancora parecchio diffusa nell’est dell’Europa. Si parla, nel 2021, di 132 casi di rabbia nei mammiferi selvatici e 265 casi negli animali domestici, di cui 109 nei cani e 130 nei gatti.
Un animale che entra in Italia a seguito di una famiglia ha, con ogni probabilità, ricevuto le necessarie cure veterinarie che garantiscono che sia fondamentalmente sano o comunque non veicolo di malattie infettive. Lo stesso non si può dire di un gatto o un cane che abbiano vissuto soli tutta la vita, in strada. Non solo, questo divieto include anche gli ospiti dei rifugi.
Sorge spontanea la domanda: se I randagi ucraini non possono entrare in Italia e a quanto pare anche in buona parte d’Europa, dove andranno? Sono condannati a rimanere sotto le bombe e morire?
La protesta delle associazioni animaliste è stata immediata e sonora.
La Lav ha chiesto “un intervento per consentire l’ingresso in Italia anche di animali provenienti dal rifugio o vaganti sul territorio e di emanare disposizioni secondo le quali i citati animali possano essere introdotti da un’Associazione riconosciuta“. E della questione ha parlato anche l’Onorevole Michela Vittoria Brambilla.
Stavolta, purtroppo, non c’è di che essere orgogliosi dell’Italia, o dell’Europa.