Il caso dei gatti sterilizzati in Toscana “illegalmente”

La sterilizzazione, o castrazione che sia a seconda del sesso, è ormai praticata su base stabile e in maniera regolare sui gatti di colonia; l’obiettivo è evitare una proliferazione incontrollata, che difficilmente sarebbe poi gestibile dalle volontarie. Tuttavia, il caso dei gatti sterilizzati in Toscana di recente ha fatto scalpore, perché pare che sotto i ferri siano finiti anche gatti di proprietà senza l’esplicita autorizzazione dei “padroni”.

Fonte: https://www.catster.com/

La vicenda di cui parliamo si è svolta nella zona della regione denominata Versilia, che è allocata nella sezione nord-occidentale e comprende la provincia di Lucca.

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Stando al resoconto espresso dal sito web Iltirreno.gelocal.it, tutto sarebbe iniziato quando una residente della zona ha richiesto l’intervento delle associazioni ASAV (Associazione Salvezza Animali Versilia) e Nati Liberi Versilia Associazione ONLUS. Nel suo giardino si aggiravano numerosi gatti randagi, e costei temeva un improvviso aumento di popolazione felina. Un intento lodevole, che ha portato alla sterilizzazione di 11 femmine e alla castrazione di 3 maschi.

I problemi sono cominciati quando è emerso che, tra i gatti operati, tre erano legalmente di proprietà di uno dei vicini, la signora S.B.R. Queste sono state le dichiarazioni rilasciate dalla signora.

“Le associazioni parlano di sedici gatti catturati nei giorni scorsi: la nostra famiglia ne ha otto. Alcuni di questi gatti, talvolta, sono venuti a cibarsi nella nostra proprietà e mai ci siamo chiesti di chi fossero. Sempre dall’associazione aggiungono di essere intervenuti in via Tonfano su richiesta dei vicini. Bene, ma allora non si chiede se qualcuno ha un gatto di proprietà per evitare di catturarlo? E il vicino non li avverte?

La legge citata dalle associazioni fa riferimento ad una normativa nazionale che stabilisce una procedura precisa: sarà chi di dovere, a questo punto, a stabilire se questa procedura è stata rispettata. Detto questo voglio sapere: chi ha operato le mie gatte? E ancora: chi ha operato era autorizzato a farlo? Queste associazioni che prelevano i gatti per poi farli sterilizzare senza chiedersi se stanno operando animali di proprietà, non producono un costo alle casse dello Stato? Ricordo, infatti, che il servizio di sanità nazionale è pagato dai cittadini”

Il caso dei gatti sterilizzati in Toscana, una volta che ha assunto queste tinte, ovviamente non è stato ignorato neppure dalle associazioni tirate in causa.

Una delle referenti, L. B., ha spiegato, in replica:

“Lo possiamo fare, in quanto lo prevede la legge e quindi chi ipotizza reati o altro è completamente fuori strada.

La legge regionale 59 del 2009 prevede la sterilizzazione dei gatti che vivono in libertà. La colonia di via Tonfano ci è stata segnalata da una residente di zona: nel suo giardino c’erano infatti 16 gatti. Per la cattura abbiamo fatto ricorso alle gabbie-trappola perché questi stessi gatti erano in libertà, randagi di fatto e non si facevano prendere. Come prevede sempre la legge il veterinario ha poi tagliato la punta dell’orecchio del gatto sterilizzato, per una sua riconoscibilità : ogni spesa è stata pagata dalle nostre associazioni e non ci siamo rivolti all’Asl perché l’azienda sanitaria ha tempistiche, in questi casi, molto lunghe.

Detto questo noi volontarie, è bene essere chiari, non andiamo a catturare i gatti che vanno a giro per le strade: ci muoviamo su segnalazioni e come nel caso di via Tonfano, dove c’è una colonia felina. E una volta sterilizzati i gatti, sempre per legge, vengono riportati sul territorio dove sono stati catturati”

Accenni alla procedura di sterilizzazione, aggiungiamo noi, si trovano anche nella legge 14 agosto 1991, n. 281, secondo cui le colonie possono appunto beneficiare dell’assistenza delle Asl allo scopo.

Il caso dei gatti sterilizzati in Toscana resta comunque controverso. Non c’è un effettivo obbligo di legge alla sterilizzazione, e chi sostiene che la decisione avrebbe dovuto essere presa dai “proprietari” non ha tutti i torti. Resta da capire come evitare inconvenienti del genere nel giusto lavoro portato avanti dalle volontarie.

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