Il concetto di distanza per il gatto nei rapporti personali
Chi ha avuto a che fare per sufficiente tempo con un gatto, sa bene che è più che possibile che questi animali non amino un contatto ravvicinato troppo prolungato. Alcuni, persino, non si rilassano davvero a meno che non dormano in uno spazio tutto loro, a debita distanza dagli altri abitanti della casa. Ancora, ci sono gesti che, da lontano, sono ben accetti mentre a loro insopportabili da vicino. Distanza è in questo caso, e in questa circostanza, una vera e propria parola chiave. È dunque doveroso chiedersi: come funziona il concetto di distanza per il gatto?
Ancora una volta a dispensare saggezza è la psicoetologa felina Ewa Princi.
Tanto per cominciare, il territorio ha parecchio a che fare con l’idea di distanza. Considerando il territorio come l’area che il gatto considera sua, ci sono “linee” che qualcuno che è da lui percepito come invasore non deve superare. Il rischio, in questo caso, è di subire un attacco o almeno un’azione intimidatoria.
Questa è definita distanza di lotta.
Un altro tipo di distanza che riguarda il territorio è la distanza critica.
Questa è la linea che un intruso supera senza alcun tipo di conseguenza solo se il gatto è impreparato.
Quando si è intessuto un rapporto meno formale, entra in vigore la distanza sociale e personale.
Riguardano altri animali e persone di cui il gatto si fida, che ha accolto nel suo territorio o che considera parte della sua rete sociale magari già da quando era cucciolo.
I termini utilizzati, di stampo forse un po’ specialistico, non devono spaventare. Il concetto di distanza per il gatto dopotutto descrive semplicemente comportamenti di tutti i giorni del nostro felino preferito; o più occasionali, se conduce una vita molto abitudinaria e casa nostra è lontana dall’essere un cosiddetto porto di mare.