Il futuro incerto della lince iberica, ad oggi un po’ più roseo
L’uomo, si sa, sa essere crudele con la natura e il pianeta. E se è vero, come sostiene il detto, che “Dio ha creato il gatto per permettere all’uomo di accarezzare la tigre”, a questo ritmo del grande felino, e dei felini selvatici in genere, potrebbero restare solo ricordi e testimonianze. Ne è ulteriore e triste prova il futuro incerto della Lince iberica, nota scientificamente come Lynx pardinus.
Chi è un minimo informato sull’argomento “estinzione” lo sa: i pericoli maggiori per una specie, qualsiasi specie, sono l’assenza di sostentamento e di habitat. Senza risorse e uno spazio in cui vivere e proliferare, non c’è creatura che possa restare in vita.
Per via di caccia e malattie, i conigli selvatici, preda principale della Lince iberica, non sono più numerosi come in passato, e quindi i membri della specie faticano a nutrirsi. Un buon 80% della loro dieta consiste in questi animali, e solo la percentuale restante comprende lepre, roditori, piccoli rettili e uccelli. Se alla lince iberica manca il cibo per sopravvivere ed essere in forze, è difficile per lei riprodursi con successo e portare i cuccioli alla maturità. Ancor di più, questo, quando il loro habitat è sempre più ridotto.
La situazione è così disastrosa che, al 2010, se ne potevano contare solo circa 255 esemplari.
Ad oggi, per fortuna, il futuro incerto della lince iberica sembra un po’ più solido.
Gli sforzi della nazione spagnola e dell’organizzazione per la conservazione Life+IBERLINCE, uniti ai fondi del programma dell’UE LIFE programme, hanno dato i giusti frutti.
Lo spazio vitale della lince iberica si è esteso considerevolmente dai soli 250 mq registrati nel 2002, in Andalusia. Ora consta di ben 3.064 mq, e si estende in Extremadura, Castilla-La Mancha e Portogallo meridionale.
Il numero degli esemplari è cresciuto quasi fino a triplicarsi: ad oggi, grazie anche all’allevamento in cattività con scopo di liberazione sul territorio, in Spagna e Portogallo si muovono circa 686 linci iberiche.
Perché, dunque, parlare ancora di futuro incerto? Semplicemente, nell’epoca in cui viviamo, il cambiamento climatico e l’interessamento umano verso la natura sanno essere imprevedibili. La speranza è che Spagna e Portogallo continuino a prendersi cura di questo animale quanto hanno già fatto finora, e che il clima sia dalla loro parte.