Il gatto di Gioia Tauro si è suicidato, secondo il Ministero
È recente, è vero, ma anche difficile da dimenticare la storia del gatto di Gioia Tauro morto all’interno di una scuola della città. Il caso ha fatto scalpore perché pareva ne fosse direttamente responsabile uno dei bidelli della struttura. Per riassumere brevemente, l’uomo è sospettato di aver usato la violenza per scacciare un gatto dal suolo scolastico, gettando poi il corpo dell’animale, ancora vivo e agonizzante, in un cestino vicino.
Qualche giorno fa,precisamente il 23 luglio 2019, l’onorevole Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia, con una interrogazione parlamentare, ha chiesto conto sulla vicenda del gatto ucciso nella scuola “E. Montale” di Gioia Tauro. Ebbene, il viceministro Fioramonti ha risposto in merito alla vicenda: dagli accertamenti preliminare sarebbe emerso che il gatto di Gioia Tauro si è suicidato.
Potete trovare qui il riassunto delle interrogazioni parlamentari del 23 luglio 2019 e qui potete scaricare il pdf con le risposte per esteso.
Il legale dell’uomo, Raimondo Paparatti del Foro di Palmi, ha rilasciato, tramite il sito “Reggio.gazzettadelsud.it”, le seguenti dichiarazioni:
Verso le ore 10.30 circa, il mio assistito veniva incaricato dal vice preside di entrare nella palestra della scuola, in disuso perché inagibile, per consentire ad un gatto randagio, che vi si era intrufolato diversi giorni prima, di potere nuovamente uscire non essendo più in grado di farlo autonomamente. Appena varcata la soglia della porta della palestra, ha notato il gatto, che era completamente impaurito e disorientato, correre e saltare all’impazzata, sbattendo finanche contro le vetrate e i muri delle pareti nel vano tentativo di guadagnare una via d’uscita. Sennonché, è accaduto che nella foga della corsa incontrollata, il gatto è rimasto incastrato in una intercapedine dalla quale, pur dimenandosi, non riusciva più ad uscire. Nel tentativo di soccorrerlo, il mio assistito ha preso una tavola in legno (non un bastone!), che si trovava casualmente adagiata in un angolo della palestra, e l’ha avvicinata al felino affinché la potesse afferrare con gli artigli e così facilitare la sua estrazione. Il gatto, sempre più impaurito e sofferente, ha effettivamente afferrato con gli artigli e addentato con i denti la tavola procurandosi una piccola ferita alla bocca, ma il collaboratore scolastico è riuscito comunque ad estrarlo dal buco in cui si era intrufolato, portandolo fuori nel cortile dove c’erano dei bambini di scuola primaria intenti a giocare nell’ora di educazione fisica, che hanno purtroppo visto il gatto ferito ed agonizzante fino al suo decesso, avvenuto poco dopo.
Quindi, poiché il decesso sarebbe da imputare agli atti stessi del felino precedenti alla sua liberazione, il gatto di Gioia Tauro si è suicidato.
Non solo: il fatto andrebbe trattato come “non luogo a procedere”, perchè il fatto che il bidello fosse solo, rende plausibile la sua colpevolezza ma non comprovabile.
Poiché sulla vicenda è in atto un’indagine della Magistratura, secondo l’Ente Nazionale Protezione Animali, “la situazione avrebbe dovuto consigliare al ministro la massima prudenza. E invece, non solo compie un’invasione di campo, con una ‘sentenza di non luogo a procedere’ ma arriva a sostenere che nessuno dei bambini avrebbe assistito ai fatti quando invece gli elementi sembrano smentirlo”. Senza contare che “quando un gatto ha paura, non prende a testate i muri di un edificio scolastico. Quando un gatto ha paura scappa”.
Tutto considerato, sostenere che il gatto di Gioia Tauro si sia suicidato non ha alcun senso.
La ricostruzione fornita dal bidello, in ogni caso, non spiega perché non sia stato chiamato un veterinario, o non sia stato chiesto l’intervento della Asl al fine di liberare il micio dalla sua presunta prigione.
Fortunatamente, l’ultima parola sulla vicenda sta ai magistrati. Che non si sono ancora pronunciati.