Il gatto in un appartamento vuoto, la poesia di Wislawa Szymborska
I gatti, in fondo, sanno essere un po’ come quelle persone che si presentano costantemente in armatura. Nascondono bene il loro malessere, ma non mancano di sentimenti. E sono sentimenti profondi quelli che albergano sotto una corazza. Lo sa chi ha visto un gatto affrontare la dipartita di un amico a quattro zampe, e chi è stato testimone della devozione verso l’umano scelto come il più amato. La poesia Il gatto in un appartamento vuoto, a opera di Wislawa Szymborska, racconta proprio del dolore della separazione dal proprio umano.
Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare un gatto
in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.
Qualcosa qui non comincia
alla solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era
poi d’un tratto è scomparso
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani si è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Che altro si può fare.
Aspettare e dormire.
Che lui provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora
che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro
come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.
La sensazione del vuoto, la percezione dell’assenza, quell’essere offesi misto alla voglia di correrci incontro al nostro ritorno da un lungo viaggio. In Il gatto in un appartamento vuoto c’è tutto questo, unito in un nodo di nostalgia a cui tutti, anche noi umani, possiamo un po’ relazionarci.