Il gatto nero come portafortuna dei marinai, secondo Jonathan Eyers
Sulla relazione tra gatti ed acqua, e sui gatti neri, se ne dicono tante. Le leggende si sprecano, mentre la storia racconta di come i vichinghi, per primi, abbiano accolto i gatti sulle loro imbarcazioni. Non che gatti marinai siano estranei alle epoche più moderne. Poco, però, è noto sui gatti dal manto nero nello specifico in questo ambito. Porta luce su questo Jonathan Eyers, che nel suo libro “Non sparate agli Albatross: miti e superstizioni del mondo marinaio” (titolo originale, “Don’t Shoot the Albatross!: Nautical Myths and Superstitions) presenta il gatto nero come portafortuna dei marinai.
È purtroppo nota la diffusa superstizione secondo cui i gatti neri porterebbero sfortuna. Forse è proprio da questo, come è denotato nel volume di Eyers, che ha avuto origine l’idea che questi animali siano ottimi talismani, se portati lontano dalla terraferma. Come se proprio sull’acqua, elemento opposto alla terra, in virtù dell’opposizione tra queste due forze, il loro “difetto strutturale” venisse annullato.
Il gatto nero come portafortuna dei marinai, tuttavia, ha avuto il suo ruolo anche sulla terraferma.
La credenza era così radicata che, pur rimanendo a terra, le mogli dei marinai erano convinte che ospitare nella loro casa un gatto nero potesse garantire la buona sorte ai mariti impegnati ad andar per mare.
Probabilmente, il caso ha dato ragione a queste convinzioni. Perché, almeno per un certo periodo di tempo, non è circolata nave inglese priva di un gatto nero a bordo.