Il mio gatto non è mio figlio, ma io sono sua madre: un testo bellissimo
Il mio gatto non è mio figlio, ma io sono sua madre
“La mamma è sempre la mamma”, recita un detto. Detto quantomai attuale, considerato che è trascorsa da poco la festa della mamma. Si tratta di una festa cara a molti, in quanto festeggia quello che è ritenuto da parecchi il lato genitoriale per eccellenza, dal momento che il figlio cresce nel grembo materno per mesi prima di affacciarsi al mondo. È doveroso allora, per noi di GcomeGatto, esplorare il lato felino della festa della mamma. Ricordare il coraggio e la determinazione delle mamme gatte è ovviamente più che giusto, ma noi vogliamo esplorare la festa della mamma da un’altra angolazione: quella del rapporto tra noi umani e i nostri gatti. Spesso, del resto, negli appelli di adozione si cerca per il micio in oggetto proprio una mamma. E lo facciamo con uno scritto anonimo, reperito in rete, dal titolo peculiare e per certi versi contraddittorio.
Si intitola Il mio gatto non è mio figlio.
Sono stufa di ascoltare la gente dirmi “tratti il tuo gatto come se lo fosse”.
Lo so che non è mio figlio, è IL MIO GATTO!
Non sono una madre, ma ho ben chiaro che il sentimento
che una mamma prova verso suo figlio è qualcosa senza pari.
Però ho un gatto, un gatto che adoro e che a differenza di un figlio, non diventerà mai maggiorenne mentalmente, non se ne andrà da casa e non mi curerà quando diventerò vecchietta. Non diventerà mai indipendente, né autosufficiente: avrà sempre bisogno di me per mangiare, bere o semplicemente fare un po’ di esercizio. Non diventerà mai adolescente e non sentirò frasi tipiche di quell’età “tu non mi capisci” o “che palle che sei mamma”, ma nemmeno ascolterò mai “ti voglio bene”, “grazie”, “ho bisogno di te”. Non mi giudicherà, non contesterà le mie idee e le mie decisioni. A differenza di un figlio, non vedrò mai una parte di me nel mio gatto, né fisica, né mentale.
Insomma, nessun carattere ereditario.
Vedrò il mio gatto crescere ed invecchiare. Non solo sarò chi se ne prenderà cura in quella tappa, ma anche chi lo vedrà andarsene per sempre.
Semplicemente, questo sarà il nostro destino.
Il mio gatto è un animale, non una persona e tanto meno mio figlio.
Ciò nonostante, io sì… sono sua madre.
Ironico? Come può essere possibile?
Credo sia ben chiaro quello che è un figlio, ma… una madre?
Cosa credi che sia una madre?
Una madre è quella persona meravigliosa che si sacrifica per i suoi figli,
che ne ha cura e che cambia la sua vita per il benessere della sua famiglia.
Una madre coccola, educa e ama incondizionatamente.
Per tutto questo, il mio gatto non è mio figlio, ma io, sì, sono sua madre.
Sono tutto quello che ha, sono il capobranco.
Non sono il suo padrone, né il suo proprietario.
Per lui sono parte della sua famiglia, di quello che per un gatto può essere una famiglia.
Provo pena per chi non riesce a capirlo, perché mai saprà quello che significa
provare amore per un esserino che non parla,
che non maturerà e che non si esprime come un umano.
Non potrà mai provare quello che io provo nell’osservare quello sguardo
con cui il mio gatto mi dice tutto.
Il mio gatto non è mio figlio, ma io sono sua madre
e grazie a me conduce una vita sana, piena e felice.
Abbiamo scelto queste parole per esprimere il lato felino della festa della mamma perché sono, a nostro giudizio, molto oneste e reali, senza che questo sminuisca né il legame tra una madre e la carne della sua carne, né il rapporto che costruiamo con un animale che ci sceglie e di cui noi scegliamo di prenderci cura.
E voi, come interpretate il lato felino della festa della mamma?