Il ruolo di mamma gatta nell’educazione del gattino
L’abbiamo detto già molte volte, ma non ci stancheremo mai di ripeterlo: un gattino che cresce per i tre mesi dello svezzamento con la sua mamma diventa un gatto più sociale e caratterialmente più gestibile di un suo simile privato della stessa infanzia. Il ruolo di mamma gatta nell’educazione del gattino, infatti, è incalcolabile e incalcolabile è anche il valore di questa esperienza per l’animale, una volta che sarà adulto.
Tra i tanti meriti di mamma gatta, c’è quello di insegnare ai suoi cuccioli le giuste risposte motorie ed emotive in relazione a determinati eventi. Come spiega la psicoetologa Ewa Princi, senza questo tipo di educazione “Il gattino diventa incapace di inibire e regolare le proprie risposte motorie ed emotive davanti ad un evento”.
Per fare un esempio chiarificatore, si può citare il modo in cui i gattini di una stessa cucciolata giocano tra loro. Sono entusiasti, vivaci e non possiedono mezze misure… cosa a cui mamma gatta pone rimedio. Quando vede i suoi piccoli utilizzare le unghie in maniera eccessiva durante il gioco, ferma i due “litiganti” e successivamente mostra loro la maniera corretta di relazionarsi in contesti amichevoli. Questa lezione di vita non avviene mai prima del terzo mese.
In assenza della mamma, la soluzione ideale è che il cucciolo cresca comunque tra coetanei e altri felini adulti.
Non sorprendiamoci, dunque, se il nostro gatto cresciuto soltanto tra umani non è in grado di dosare l’uso degli artigli quando gioca con noi.
Tanti sono i segnali che indicano l’assenza di una madre durante la crescita, segnali come un continuato succhiare di panni in lana. Alcune conseguenze sono più gravi, altre meno. In ogni caso, il ruolo di mamma gatta nell’educazione del gattino è tutt’altro che da sottovalutare. Andrebbe anzi sempre, sempre preservato.