Il Veleno 1080, un crudele veleno contro i gatti dell’Australia
Chi segue con attenzione GcomeGatto forse ricorderà la notizia di più di un anno fa secondo cui in Australia, in seguito a un calo piuttosto drastico dei numeri di alcune specie, si era deciso di ridurre il numero dei gatti selvatici, considerati i maggiori responsabili, tramite l’uccisione di diversi dei felini. Nonostante la speranza che si decidesse di tradurre il piano di sterminio in una soluzione meno cruenta, l’Australia ha purtroppo proseguito per la sua strada e approvato come soluzione il Veleno 1080, noto anche come fluoroacetato di sodio.
Tale veleno porta sì la morte, ma si tratta di una lunga agonia per l’essere vivente che ne è colpito. Una petizione ormai chiusa, da tempo, aveva richiesto un passo indietro a riguardo.
La lettura attenta del testo della petizione contro il Veleno 1080 rivela particolari agghiaccianti, che suggeriscono come i suoi danno siano ben lungi dal riguardare soltanto la popolazione dei gatti selvatici australiani.
Innanzitutto, viene descritto il tipo di morte che il Veleno 1080 porta:
Dolorosi attacchi simili a quelli epilettici, liquefazione e espulsioni degli organi interni attraverso bocca e naso, spasmi muscolari. La morte avviene in una finestra di tempo compresa tra le 5 ore e i 3/5 giorni nel caso di mammiferi di taglia considerevole.
Non vogliamo neanche immaginare un gatto che muoia a queste condizioni, con un’agonia tanto terribile.
Purtroppo, però, la faccenda è ancora più raccapricciante di così, ed è questa la ragione per cui tantissime voci si ergono contro il Veleno 1080.
Pare che il Veleno 1080 sia utilizzato da tempo contro le volpi e i dingo. Non solo. Nel testo della petizione viene spiegato come la portata del veleno si spinga ben oltre gli animali che punta a eliminare.
Un animale morto diventa infatti una carcassa, e tracce del veleno restano vive anche fino a 9 mesi dopo la morte. Perciò qualunque rapace o mammifero che si nutra di carcasse rischia la stessa sorte del suo pasto. Inoltre, pare che quando il 1080 finisca in un corso d’acqua possa facilmente colpire i pesci, e per estensione, qualunque persona che mangi del pescato avvelenato.
Secondo altre fonti, a contestare questa visione catastrofica, il fluoroacetato sarebbe presente in maniera cospicua in diverse piante australiane. Quindi, non dovrebbe causare danni ingenti o irreversibili ad animali che non siano il bersaglio designato.
Eppure, Veleno 1080 o fluoroacetato di sodio è bandito, perché estremamente tossico e pericoloso, in diversi paesi del mondo.