In carcere per quattro mesi per aver bastonato un gatto: succede a Trapani
Il sistema legislativo italiano è stato più volte chiamato in causa dagli animalisti, con l’accusa di essere troppo poco efficace nel punire i crimini contro i nostri amici a quattro zampe e di non essere in grado di tutelarli a sufficienza. Esistono però casi in cui la legge si è dimostrata più dura della norma, quale la sentenza riservata alla donna che investì deliberatamente la gatta della vicina di casa. Un record, questo, che è stato infranto di recente: quando un operatore marittimo è finito in carcere per quattro mesi per aver bastonato un gatto.
Specifichiamo che si tratta di una condanna già confermata dal giudice, e non di una richiesta di pena da parte dell’accusa che deve ancora ricevere parere favorevole.
La vicenda è particolarmente spiacevole perché, oltre ad aver commesso un simile atto di violenza gratuita ai danni di un essere indifeso, l’uomo ha anche mentito durante il processo e nelle sue dichiarazioni riguardanti l’accaduto.
La storia, in breve, è questa. Il micio protagonista della vicenda si era accovacciato in una cesta con il bucato appena lavato; cosa che, per qualche ragione non è andata a genio all’operatore marittimo condannato. Egli, infatti, lo ha colpito con la scopa, tanto che l’animale per lo spavento si è lasciato scappare alcuni escrementi.
I vicini di casa, che hanno assistito alla scena, lo hanno denunciato, e l’uomo ha tentato di evitare la condanna mentendo e dichiarando di aver solo sbattuto la scopa a terra per spaventare il gatto e farlo scappare. Per tutta risposta, il giudice monocratico di Trapani Rossana Cicorella gli ha inflitto una condanna pari a quattro mesi di reclusione, con sola sospensione condizionale.
La sentenza è particolarmente soddisfacente, se si considera che l’accusa di mesi ne aveva chiesti due. Di certo però si può fare di meglio di così: stando all’art. 638 del Codice Penale, infatti…
“Chiunque senza necessità uccide o rende inservibili o comunque deteriora animali che appartengono ad altri è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato,
a querela della persona offesa, con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a trecentonove euro.”
Chissà che l’uomo non abbia imparato qualcosa da questa condanna.