Insegnante seppellisce vivi cinque gattini
Siamo dolorosamente consapevoli di come in alcuni ambienti, come quello rurale, la sterilizzazione sia un concetto alieno e l’uccisione di gattini appena nati diventi la soluzione più praticata al problema della sovrappopolazione felina. Ma che dire, quando qualcosa di simile accade per mano di un educatore, colui che dovrebbe condurre per mano i suoi allievi fino a renderli cittadini e cittadine del mondo futuro che si profila, con un occhio in più alle bestialità del passato perché imparino a non commetterle più?
Un docente della Yukendi High School a Funabashi, un paese della prefettura Chiba, in Giappone, dopo aver scoperto cinque gattini abbandonati dalla madre ha ben pensato di risolvere il problema togliendo loro la vita, dal momento che, pare abbia dichiarato “siccome la madre li aveva abbandonati non avrebbero comunque avuto alcuna possibilità di sopravvivere“. Non solo: allo scopo ha utilizzato alcuni ignari studenti, facendo loro scavare all’interno dell’area scolastica il numero necessario di fosse a seppellire gli animali. Ha rivelato ai ragazzi solo in seguito lo scopo di quelle fosse, e così facendo ha messo in moto una scia di indignazione e condanna che potrebbe portarlo ad affrontare anche un anno di reclusione.
Per quanto noi speriamo vivamente che la polizia giapponese esamini l’accaduto e il responsabile venga punito di fronte alla legge, ci interessa ancora di più la reazione dei dirigenti della Yukendi High School e del sistema educativo giapponese. Un docente, in quanto tale, è responsabile dell’educazione dei suoi allievi: non solo deve trasmettere loro nozioni accademiche, ma deve fungere da buon esempio. Pertanto, che proprio un docente stronchi cinque vite senza battere ciglio provocando peraltro una morte orribile e peggio ancora utilizzi le mani degli allievi per farlo, è a nostro giudizio imperdonabile. La Yukendi High School non ha ancora emesso provvedimenti disciplinari verso l’insegnante, ma sembra siano in fase di discussione, e il suo disprezzo per la vita è stato già condannato pubblicamente. L’educatore, dal canto suo, ha già espresso rimorso e ammesso di aver agito senza pensare: un lusso che nella sua posizione non ci si può permettere.