Kato, l’uomo che sfida la morte e la legge per accudire i gatti di Fukushima

L’amore che sfida la morte ogni giorno. È questo, in sintesi, il concetto che racchiude la vita di Kato, un uomo che ha scelto di restare nella zona nucleare di Fukushima per accudire i gatti abbandonati. La sua storia sta facendo il giro del mondo. Ve la raccontiamo anche noi.

Il disastro nucleare nel 2011

Nel 2011, sulle coste nord-orientali del Giappone, a Tokohu, una scossa di magnitudo 9 provocò uno spaventoso tsunami con onde di decine di metri. La furia della natura causò una strage: almeno 15.700 i morti, oltre 4.600 i dispersi, 130mila gli sfollati, 332mila gli edifici distrutti. Ma ad aggravare il bilancio di quel giorno – l’11 marzo – fu l’incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, il più pesante dopo quello di Chernobyl, in Ucraina. Ad oggi stimare i danni precisi di quel disastro non è ancora possibile, ma c’è un dato di fatto: dopo quel giorno, più di 160mila persone sono fuggite via da Fukushima. 

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I gatti abbandonati

Nel terrore generale di quei giorni, purtroppo moltissime persone che si sono date alla fuga, hanno lasciato indietro i propri animali domestici, soprattutto gatti. Questi ultimi si sono ritrovati improvvisamente soli, in un territorio praticamente svuotato. Ed è qui che inizia la storia di Sakae Kato, un uomo di 57 anni che ha agito in controtendenza. Kato, infatti, ha scelto di restare a Fukushima per prendersi cura dei gatti abbandonati dopo il disastro. Voglio assicurarmi di essere qui per prendermi cura di loro fino all’ultimo. Dopodiché voglio morire, che sia un giorno o un’ora dopo”, le sue parole riportate da Reuters. Così, sfidando le regole che vietano di dimorare in quella zona, Kato ha trasformato la sua abitazione in un grande rifugio, dove ha accolto circa 41 felini. Per loro cibo e acqua (che Kato raccoglie in una sorgente, visto che in casa non ha acqua corrente), e un po’ di calore grazie a delle stufe. Kato, inoltre, oltre ai gatti, dà da mangiare anche a diversi cani e cinghiali. Pare che ogni mese spenda circa 7.000 dollari per sfamare tutti questi animali.

“Non voglio andar via”

Se per qualcuno la scelta di Kato è folle e incosciente, per lui restare a Fukushima ha significato anche non abbandonare le sue radici: “Non voglio andar via, mi piace vivere su queste montagne”, risponde sempre a chi, incuriosito, gli fa domande. Purtroppo, però, la sua casa non è in buone condizioni. Il pavimento è marcio e inizia a deformarsi, e il mese scorso un forte terremoto ha peggiorato la situazione. Ogni giorno, quindi, Kato sfida la morte e la legge per restare accanto a quei gatti che sono diventati la sua ragione di vita.

Fukushima è ancora deserta

Ma Kato è una vera eccezione, perché Fukushima, dopo il disastro, non si è più ripopolata. Il governo giapponese, che ha anche adottato Fukushima come simbolo della rinascita nazionale durante i preparativi per i Giochi Olimpici di Tokyo, sta incoraggiando i residenti a tornare nelle loro terre decontaminate, ma molti hanno paura, sia per i dubbi legati alla centrale nucleare, sia per l’assenza di lavoro e di infrastrutture.