La gatta di Gino Paoli non è solo una canzone: si chiamava Ciacola
“C’era una volta una gatta, che aveva una macchia nera sul muso e una vecchia soffitta vicino al mare, con una finestra a un passo dal cielo blu”. Quale gattofilo che si rispetti non riconosce queste parole? Si tratta, naturalmente, dell’incipit della canzone La gatta di Gino Paoli, risalente al 1960. Verrebbe naturale pensare che chi musica versi del genere, i gatti debba amarli molto. E infatti, sono dedicati proprio a una felina specifica. Il suo nome era Ciacola.
Oltre che un’ode a Ciacola, La gatta è anche un pezzo fortemente autobiografico. Quella “vecchia soffitta vicino al mare” citata nella canzone è stata realmente la dimora di Paoli, della sua prima moglie e di Ciacola prima che il cantante conoscesse il successo. La famiglia viveva nel borgo marinaro di Boccadasse, vicino Genova e a pochi passi dal mare della Liguria. Ciacola era stata un regalo, e ben presto ha iniziato a far compagnia all’artista mentre lui, sul terrazzino, componeva o dipingeva. Si sistemava addosso a lui, come per dargli il suo supporto.
Ciacola, a Boccadasse, si godeva il mare, la luna e la carezza dei raggi del sole, con gli occhi felini puntati sull’orizzonte davanti a lei. Senza realmente vedere cosa la attendesse oltre la sua linea di vista. Era talmente affezionata a quella “vecchia soffitta” che quando Paoli l’ha portata via con sé, in un appartamento più grande e moderno comprato con il denaro regalatagli dal successo, Ciacola è morta poco tempo dopo. Presumibilmente di nostalgia per il suo mare e il suo orizzonte.
Il cantante, però, non l’ha mai dimenticata. E circa quarant’anni dopo La gatta di Gino Paoli, nelle librerie è approdato un libro dall’omonimo titolo.
È una poesia di amore, parole, musica e disegno che narra la storia di Ciacola e di Gino Paoli, accompagnata naturalmente dai versi della celeberrima canzone.
Il fato di questa gattina, naturalmente, rattrista. Eppure, a vedere quanto amore ancora riceve, non si può non sorridere.