La storia di Benito, il gatto del campanile

Immaginate un micino tutto nero che vive con la mamma e gli altri mici di colonia nel sottotetto di una chiesa. E quando il parroco fa catturare i gatti e trasferirli in un rifugio, resta intrappolato su un tetto, separato dalla madre e dai suoi simili e  nutrito soltanto con cibo lanciato da una finestra dall’anziana Esther che più di così, purtroppo, non può fare.

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Comincia così la storia di Benito, micio che ha vissuto per anni un po’ come un Quasimodo felino, con la sola compagnia delle campane e dell’organo della chiesa. Non è, forse, una storia particolarmente originale: il nostro parroco non è certo l’unico a odiare i gatti e non volerli attorno, e Benito non è l’unico micio al mondo a essere abbandonato su un tetto a morire nell’indifferenza generale. Questa storia, in cui tutti i personaggi, tanto felini quanto umani, sono realmente esistenti (e lo testimoniano le foto in appendice) è narrata nelle parole di Patrizia Citeroni nel romanzo Gatto si nasce… mito si diventa. La toccante storia di Benito, il gatto del campanile (all right reserved fatafoschia@yahoo.it, 2009). Il racconto è inframezzato, e talvolta alleggerito, dai commenti comici della gattina Gnà, anche lei personaggio reale.

benito gatto campanile

Vogliamo rassicurarvi però: la sua è una storia a lieto fine. Benito, oggi, è vivo grazie alla volontaria Graziella, al nuovo parroco amante dei mici e e al grande cuore che almeno parte dell’umanità possiede. Non a caso tra i ringraziamenti, oltre ai nomi di chi ha collaborato a diversi livelli alla stesura ci sono:

Coloro che si sono riconosciuti nel racconto e che ogni giorno confermano l’antica alleanza con gli animali, stabilita da Colui che ha creato il cielo, la terra e l’arcobaleno.