La storia di un’adozione impossibile

La storia che vi raccontiamo oggi arriva dalla Francia, e sicuramente sarà familiare nei suoi tratti a più di un lettore. E’ stata originariamente pubblicata su Pussingtonpost.com, e pare che il narratore e protagonista umano sia il signor James Lautner.

Siamo nella campagna francese, dove il signor Lautner ha trascorso le sue vacanze. Un luogo ameno, in cui un animale può girovagare liberamente con un rischio quasi nullo data la lontananza di grandi strade e traffico consistente. E’ un giorno come tanti, quando alla finestra della cucina si presenta una micetta nera.

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Inizialmente la gatta si è dimostrata timida e refrattaria ai tentativi di contatto, ma conquistarne la fiducia ha richiesto un impegno, alla fine dei conti, modesto. Non ci è voluto molto prima che tra umano e gatta si stabilisse un dolce rapporto, fatto di cibo condiviso, coccolate sulle ginocchia e lunghi riposini sul letto.

Stando così le cose, il signor Lautner si è preoccupato di informarsi sulla condizione della micia: era una randagia? E se già conviveva con un umano, perché finiva per passare tutto il tempo con lui? Una breve indagine ha svelato come la nostra nerina e un cagnetto convivessero con una ragazza piuttosto giovane, che usciva al mattino presto, rientrando a volte persino a tarda notte, e non si preoccupava di lasciare cibo o acqua ai due animali. Al cane in realtà le cose andavano meglio in quanto spesso lo portava via con sé, ma la gatta era a tutti gli effetti lasciata a se stessa. I tentativi di parlare con la ragazza non hanno dato frutto: semplicemente, ha rifiutato qualsiasi comunicazione, come stando ai vicini ha fatto da sempre anche coi residenti della zona.

Che fare? La risposta sembrerebbe facile da fornire: portare via la micia da lì, imbarcarla in aereo e adottarla. Il signor Lautner si è però posto ulteriori dubbi sul benessere della micia: davvero sarebbe stata felice in un appartamento del centro città, senza spazio per girovagare libera com’era abituata a fare?

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D’altro canto l’alternativa era lasciarla a se stessa. Sicuramente in questo caso si sarebbe potuta contattare qualche associazione della zona che si assicurasse che la piccola venisse nutrita.

Alla fine, la situazione si è risolta da sé. O, si potrebbe anche dire, la nostra nerina ha preso in mano la faccenda. Uno dei vicini, un muratore poco incline ai gatti che li vedeva come distruttori di fauna selvatica, ha piano piano ceduto al fascino felino: ha aperto il suo granaio alla gattina lasciandole una calda coperta. Allo stesso modo gli altri vicini di casa si sono interessati all’animale e al suo benessere. La micia, quindi, è riuscita a rimanere nella sua amata campagna senza ritrovarsi priva di cibo o protezione. Lautner termina la storia esprimendo comunque preoccupazione per la piccola, ed esprimendo l’intenzione di tornare in Francia a trovarla.

Che dire? Forse qualcun altro avrebbe scelto di portare via la micia, nonostante tutto. Forse si sarebbe ugualmente adattata alla vita di appartamento, forse avrebbe perso la sua vitalità. Non potremo mai saperlo. Sicuramente, checché se ne pensi, la critica maggiore va all’umana che, invece di prendersi cura dei suoi animali, li lascia senza assistenza e riparo. Non siamo qui a criticare la mancanza di tempo, sebbene in quel caso sarebbe meglio evitare di tenere animali, bensì la totale indifferenza per la loro sorte.

Voi che ne pensate?