La terribile storia del gatto ucciso dal bidello di Gioia Tauro
Non fa piacere a nessuno, argomentare in merito a orribili vicende di cronaca. In un mondo ideale, non ce ne sarebbe ragione proprio perché certe atrocità non avrebbero luogo. Purtroppo, la realtà è tutto tranne che rose e fiori, ed è anche fatta di eventi orrendi di cui, per necessità di giustizia, è necessario parlare. Nessuna pagina dedicata alle nostre tigri domestiche potrebbe, in coscienza, ignorare la terribile storia del gatto ucciso dal bidello di Gioia Tauro, comune in provincia di Reggio Calabria.
La vicenda, in termini di pura cronaca, va datata al 15 maggio 2019. Presso scuola elementare di Gioia Tauro “Eugenio Montale”, interna all’istituto comprensivo “F. Pentimalli”, un gatto si è intrufolato nell’area scolastica. Quando alcuni insegnanti hanno incaricato uno dei bidelli di allontanarlo, questi lo ha preso a bastonate fino a prima stordirlo, poi ucciderlo.
Nello specifico, questo sfortunato animale è comparso nel cortile della “Eugenio Montale” mentre era in corso una lezione di ginnastica. Secondo quanto riportato dal sito web “Reggio.gazzettadelsud.it”, il bidello avrebbe poi finito per consumare quel cruento gesto all’interno della palestra della scuola media, che in quanto inagibile non stava ospitando la lezione sopracitata. Si tratta di una precisazione importante perché, stando alle prime ricostruzioni del fatto, l’uccisione sarebbe invece avvenuta di fronte alla scolaresca.
Comunque sia andata, il bidello ha poi gettato il corpo in un bidone dell’immondizia presente nel cortile. E la parte più agghiacciante di questa storia, è che pare il micio fosse ancora vivo, allora, e abbia sofferto un’agonia di un’ora prima di spirare.
Una vita innocente è stata spezzata con crudeltà, e questo è certo. Eppure, giustamente, la terribile storia del gatto ucciso dal bidello di Gioia Tauro non termina qui.
Maria Antonia Catania, delegata degli Animalisti Italiani, ha denunciato il fatto al Garante dei diritti dei minori della Regione Calabria, Antonio Marziale. Il quale, allibito dall’efferatezza del gesto, lo ha segnalato alla Stazione Carabinieri di Gioia Tauro. Quando, poi, la vicenda si è diffusa a macchia d’olio, passando di bocca in bocca, è esploso lo sdegno della comunità animalista ed è scattata la denuncia dell’ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali.
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Travolto dalle critiche, il dirigente scolastico Francesco Bagalà ha parlato di un incontro tra genitori e il bidello e di future scuse da parte del responsabile, come riportato da Osservatoriominori.org.
Ora, il bidello deve rispondere del reato di uccisione di animali, ed è stato deferito in stato di libertà: vale a dire che non ci sono in atto provvedimenti restrittivi alla sua libertà di movimento.
L’uomo, da parte sua, si è difeso sostenendo che il gatto era intrappolato in palestra da giorni senza riuscire a uscire, e che ha usato il bastone come sostegno a cui avrebbe potuto aggrapparsi per uscire quando invece si è ferito.
Resta da chiarire e non è ancora conclusa, dunque, la terribile storia del gatto ucciso dal bidello di Gioia Tauro.
Non solo. La vicenda stessa, nella sua dinamica, rimane dubbia.
Secondo quanto riportato da “Tg24.sky.it”, il Garante dei diritti dei minori della Regione Calabria avrebbe parlato di un gesto “documentato anche fotograficamente dai piccolini”; cosa che non può avvenire se il reato ha effettivamente avuto luogo lontano dai loro occhi. Non è chiaro se ci si riferisca, in questo caso, a immagini del cadavere o dell’atto compiuto dal bidello.
Una crudeltà tanto spinta non è giustificabile a priori, certo è che se ne sono stati testimoni dei minori le tinte si fanno ancora più scure. Il rischio è di trasmettere, se il responsabile non viene punito e tutto si risolve con delle semplici scuse, insegnamenti sbagliati ai bambini.
La presidente dell’Enpa di Gioia Tauro stessa, Tiziana Bagalà, ha però contestato le affermazioni espresse da Antonio Marziale e la sua fretta nel rivolgersi ai giornali, che ha poi creato la confusione di cui stiamo parlando.
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La domanda che sorge spontanea, al di là di questo, è: dov’erano gli insegnanti? È possibile che nessuno si sia accorto di cosa stava accadendo, che nessuno abbia sentito le grida straziate che certamente il povero micio ha emesso?
Tutte domande che forse non troveranno mai risposta. L’unica certezza su cui si può contare è l’identificazione del responsabile, e si spera che riceva la giusta condanna. Anche a questo scopo, è stata aperta una petizione che chiede il licenziamento del bidello, accessibile a questo link.