Orrore in una scuola americana di Vicenza: sezionavano cadaveri di gatti

Era il 2008. L’associazione animalista AgireOra venne a conoscenza dell’intenzione, da parte dell’amministrazione scolastica di una scuola superiore del Trentino, di utilizzare il cadavere di un coniglio per dissezione a scopo didattico.

A tale istituto di istruzione fu prontamente ricordato che secondo la legge 116/1992 si possono usare gli animali nella sperimentazione didattica solo in deroga e previa esplicita autorizzazione del Ministero della Sanità. E anche questa autorizzazione, secondo la legge 116, art. 20, comma III, viene concessa “soltanto in caso di inderogabile necessità e non sia possibile ricorrere ad altri sistemi dimostrativi”. Risale inoltre proprio al 2008 una direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione che vieta l’utilizzo di animali negli esperimenti didattici e richiede ai docenti di utilizzare metodi alternativi esistenti e giudicati scientificamente più efficaci sotto il profilo didattico.

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Viene da chiedersi, dato che la legge parla chiaro, come la situazione possa essersi ripetuta in modo simile oggi, nel 2015, questa volta a opera della Scuola Superiore della Base Statunitense di Vicenza. La vicenda è la seguente: una scuola superiore di Vicenza si è recata in visita alla suddetta Scuola Superiore Statunitense ed ha assistito alla dissezione didattica di alcuni cadaveri di gatto. L’accaduto ha attirato l’attenzione della LAV, e successive indagini delle forze dell’ordine hanno rilevato come i corpi degli animali siano il risultato di un intervento di controllo della popolazione felina e siano stati spediti da oltreoceano alla Scuola Superiore Statunitense.
Lav

Scientificamente e didatticamente, è indubbio, esistono numerosi metodi in grado di sostituire l’utilizzo di cadaveri come modellini in plastica o rappresentazioni 3D. Ma al di là della didattica e della questione legislativa, bellamente ignorata dall’istituto, non si è presa in considerazione la sensibilità degli studenti alla vista di cadaveri di animali d’affezione. Sia chiaro, qui non si suppone in alcun modo che sia “meglio” o accettabile utilizzare altri tipi di animali: è comunque innegabile che agli occhi di un ragazzino vedere il cadavere di un animale tanto simile a quello che lo attende a casa dopo il suono della campanella possa essere estremamente traumatico.

Vale inoltre la pena di soffermarsi sulla provenienza degli animali utilizzati in questa specifica occasione: far assistere i propri studenti a una lezione in cui si utilizzano corpi derivanti da metodi di controllo della popolazione felina poco meno che barbari è un po’ come legittimarli. E come se non bastasse, sottoporre alla dissezione cadaveri di esseri viventi che hanno vissuto un’esistenza tutt’altro che facile, magari ignorati nelle loro richieste di cibo, forse picchiati e certamente privi di un divano e una casa accogliente, certamente non è segno di rispetto, semplicemente, per la vita nel senso più ampio. E’ vero, certo, che l’utilizzo di cadaveri umani nelle facoltà di autopsia non è un fenomeno estraneo, ma si tratta in questo caso di esseri umani che hanno scelto anticipatamente di donare il loro corpo alla scienza.

E’ difficile dire, di fronte a queste notizie, se siano l’assenza di empatia, l’ignoranza delle leggi o cos’altro a causare eventi simili: la speranza resta che, in un futuro, non si debbano più scorgere titoli di giornale come questi.