Qualche curiosità sull’erba gatta, l’amica verde dei nostri mici
Qualunque appassionato di gatti conosce la cosiddetta erba gatta. Il suo nome scientifico è Nepeta Cataria, e i nostri gatti ne vanno pazzi. La ragione è da ricercarsi nella presenza, all’interno della pianta, del nepetalattone, una biomolecola di tipo terpenoide molto simile, in quanto a composizione, all’actinidina e… ai feromoni dei gatti. Felice il nostro gatto, felici noi, perciò non resta molto altro da fare che correre a comprarla no? E invece, qualche aggiunta per i più curiosi c’è. Nello specifico, qualche curiosità sull’erba gatta, esplorata in questo articolo.
Tanto per cominciare, vale la pena di comprendere qualcosa in più sulla denominazione scientifica. La Nepeta è un genere di piante, che include tra le altre anche la ben nota menta, oltre a più di 250 membri; e poiché le Nepeta hanno come habitat naturale le zone temperate dell’Europa, si può dire che in Italia l’erba gatta è di casa. Il termine Cataria indica invece una specie, che si contraddistingue per via del fusto eretto e ramoso in grado di superare il metro d’altezza. Lo sapevate che il lemma “cataria” ha origine latina e deriva proprio dalla parola “catus”, utilizzata in latino per indicare il gatto?
Ma come agisce esattamente l’erba gatta sui nostri gatti?
L’esplorazione felina, per così dire, inizia con il primo dei sensi felini: l’olfatto.
Quando il suo odore si fa strada fino alle narici, a essere messi in moto sono i recettori olfattivi e il bulbo olfattivo, l’area del cervello preposta all’analisi degli odori.
Il passo successivo, è il gusto. Se tutto procede regolarmente, il gatto lecca e morde la pianta.
Attraverso la masticazione, maggiore e maggiore nepetolattone viene rilasciato.
Non è strano, poi, che si prenda una pausa per fissare il cielo con sguardo assente, agitando dopo la testa da un lato all’altro.
Nel frattempo, proprio il bulbo olfattivo rimbalza l’informazione all’amigdala, responsabile delle risposte emotive agli stimoli, e all’ipotalamo, legato alle risposte comportamentali agli stimoli.
Ed ecco che così si produce la risposta del gatto, che è sostanzialmente similare a quella provocato dai feromoni sessuali naturali. Da parte sua, infatti, La Nepeta Cataria è una sorta di feromone sessuale artificiale.
A questo punto, di solito, Micio è già impegnato a strofinarsi contro la pianta con mento e guance, per fare suo quell’odore ammaliante.
Generalmente, il risultato è, in alternativa, che Micio diventi estremamente euforico, oppure molto rilassato. Ciò può tradursi in un istinto alla caccia, in una maggiore suscettibilità, in vocalizzi pronunciati o semplicemente in una vera e propria estasi, fatta di bava e rotolamento godurioso.
Tale effetto dura dai 5 ai 15 minuti per poi svanire. Non è ripetibile per almeno 1 o 2 ore.
Quello che è importante denotare è che la Nepeta Cataria non crea dipendenza e non è dannosa per il gatto. Una raccomandazione è di evitare la somministrazione ai felini in gravidanza. Inoltre, è consigliabile, prima di offrirla a un neo adottato, di testare privatamente la sua reazione. E soprattutto, come è buon consiglio per tutto, meglio che Micio non esageri. A mangiare troppo, si sa, vien la nausea!
Siete ancora curiosi di assimilare qualche curiosità in più sull’erba gatta? In effetti, l’argomento non è certo esaurito!
- L’erba gatta non è utile solo ai nostri mici. Funziona anche come repellente per gli insetti.
- Poiché produce feromoni sessuali artificiali, non risulta attraente per i gatti che non hanno ancora sperimentato la maturazione sessuale.
- Oggetti “snobbati” in precedenza da Micio, o che ormai hanno perso di interesse, possono diventare interessanti grazie a questa pianta.
- La reazione estasiata all’erba gatta è genetica: ne sono soggetti anche felini selvatici come leoni, tigri, puma e la lince.
Se, nonostante tutto, il gatto non dovesse apprezzare la Nepeta Cataria, potete provare a proporgli la valeriana. Non a caso, contiene principi attivi simili al nepetalattone.
Buona fortuna e buon divertimento!