Robot australiani contro i gatti selvatici

Del problema della sovrappopolazione di gatti selvatici in Australia e  della tendenza ad applicare soluzioni violente per risolvere il problema si è già parlato. Per ricapitolare, in breve, in Australia i gatti selvatici sarebbero una vera piaga per la fauna locale a causa della loro natura di cacciatori, tanto da spingere le autorità a contemplare un massacro su larga scala. La riprovevole iniziativa è giunta a nuove frontiere: ” l’ecologista “John Read ha progettato dei robot con il preciso scopo di spruzzare veleno sui gatti selvatici.

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John Read con una delle sue macchine. Fonte: www.theguardian.com

Si tratta di robot con “vista a laser” che spruzzerebbero il veleno solamente sul pelo di creature con le caratteristiche fisiche specifiche dei gatti; vale a dire, della stessa altezza, con le zampe sottili, la coda di una certa lunghezza, le orecchie a punta e via dicendo. Il veleno dovrebbe appunto finire sul pelo, ed essere poi ingerito durante le ingenti operazioni di pulizia feline.

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Per quanto riguarda il tipo di veleno specifico, si tratta di una tossina denominata “fluoroacetato” o 1080, già presente in maniera cospicua in diverse piante australiane e che quindi, in caso di spruzzo erroneo da parte del robot, non dovrebbe causare danni ingenti o irreversibili ad altri animali. Il fluoroacetato è però anche ad azione lenta, il che significa che i gatti selvatici rischiano di morire tra lunghe e atroci sofferenze.

Al di là del fatto che le soluzioni in stile massacro non ci piacciono a prescindere, quel che viene da chiedersi è se i robot di John Read siano affidabili come vengono dipinti. Di animali ne esistono in tutte le salse e colori, e che succede se la macchina sbaglia i suoi calcoli? O se il veleno manca il suo bersaglio e finisce sul terreno, su un albero o una pianta invece che sul gatto? Non si avrebbero anche così danni collaterali? Senza contare, inoltre, che un robot è un elemento estraneo in ambiente selvatico e potrebbe disturbare il ciclo vitale degli animali con la sua sola presenza. Ma davvero gli esperti australiani non riescono a pensare a nulla di meglio?

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