Si chiamava Caracas il gatto legato ai binari e investito da un treno

Chi scrive, non è ignaro dell’umore del web riguardo le storie di maltrattamento. C’è chi dice che non si dovrebbe scriverne, per non dare fama e visibilità ai responsabili di questi atti e per evitare che qualcuno li prenda a modello. Noi dissentiamo. Se delle tragedie non si parla, il problema dei maltrattamenti non verrà mai riconosciuto e per estensione non verrà sanato. Occorre che i nostri concittadini siano consapevoli di quanto è profondo il marciume, di quante tragedie ai danni degli animali stanno avendo luogo da qualche tempo in qua.

Deve esserne consapevole chi sottovaluta le minacce del vicino, o lascia correre una battuta, o ha un figlio o una figlia che non dimostra rispetto per il randagio di passaggio e lo scaccia con un calcio. Un calcio può diventare un atto molto peggiore se i comportamenti non vengono corretti o non si corre ai ripari contro un vicino astioso. Era un micio rosso, si chiamava Caracas ed è stato legato ai binari e investito da un treno a Roma, in zona Mandrione.

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Caracas era un micio di quartiere di Mandrione, amato da tutti e reclamato da nessuno; aveva sì una persona in particolare che si prendeva cura di lui e di suo fratello, ma lui non aveva davvero scelto una dimora in particolare. Era un micio buono, mansueto, amava le coccole. Un residente, A.C., lo conosceva bene in quanto il micio adorava giocare con la sua gattina, Gaia. “Se ne stavano le ore all’ombra delle piante, nella scarpata sovrastante i binari della Ferrovia”, scrive A.C. su Facebook.

Ecco, un altro luogo che Caracas adorava era la stazione Tuscolana. Purtroppo, proprio i binari sono diventati la sua tomba.

Era scomparso dai radar, Caracas, così la “sua umana” lo ha cercato. E ha trovato una forma informe sui binari, con vicino i brandelli di un nastro rosso e bianco di quelli da lavoro. Non è stato investito perché incauto, impegnato a inseguire un uccello o un insetto. Qualcuno lo ha legato lì, sulle rotaie, condannandolo a attendere la fine. Era il 15 luglio.

Bisogna dire che il quartiere di Mandrione ha reagito con la giusta indignazione a questo gesto incommentabile. Nella giornata del 17 luglio si è tenuta una fiaccolata in memoria di Caracas, e di tutti gli animali, troppi, vittime della totale assenza di empatia umana e, si potrebbe dire, del male.

Difficile mettersi nei panni di chi abbia compiuto questo gesto. Sul male, noi vogliamo lasciare la parola a Hanna Arendt, storica e filosofa tedesca autrice del saggio La banalità del male.

 

“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai radicale, ma soltanto estremo, e
che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e
devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso sfida,
come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare
alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è
la sua banalità. Solo il bene è profondo e può essere radicale”.

 

Senza dubbio il responsabile della sorte di questo micio innocente è una persona vuota, senza profondità appunto, forse senza la capacità di pensare a quello che sta facendo. Forse chi compie questi gesti raccapriccianti non sa pensare, e nel suo vuoto, frustrato, se la prende con chi gli capita a tiro.

Si chiamava Caracas ed è stato legato ai binari e investito da un treno, ma forse nessuno pagherà: chi lo ha amato cerca da due giorni di fare denuncia, incontrando solo commissariati indifferenti. Si può sperare nella LAV, che ha chiesto a Ferrovie dello Stato l’accesso ai video delle telecamere di sorveglianza della stazione. E sì, finalmente è stata depositata denuncia presso la Polfer. Nulla cambierà il fatto che questo micio non c’è più. Questo è il mondo in cui viviamo, e oggi la fiducia verso l’essere umano, la stessa che ha ucciso Caracas, è forse ai minimi storici. Si può sperare che la richiesta della LAV, che ha chiesto a Ferrovie dello Stato l’accesso ai video delle telecamere di sorveglianza della stazione.

 

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