L’ex Tenente Balanzoni, salvatrice di una gatta in Kosovo, è stata assolta!
L’istinto dell’essere umano, di fronte alla sofferenza di un essere vivente, dovrebbe essere correre a soccorso, fare tutto il possibile per alleviare quella sofferenza. Proprio questo istinto ha spinto la Tenente ufficiale medico dell’Esercito Italiano Barbara Balanzoni, il 10 maggio del 2012, a salvare la vita della gatta Agata, mascotte della base italiana in Kosovo allocata tra le alture di Pec.
È infatti una giornata di primavera quando Agata è pronta a dare alla luce i suoi cuccioli. Il parto è andato liscio per un po’, poi qualcosa si è inceppato: uno dei gattini le è morto nel ventre. Impietositi dalle grida di dolore della micia, i colleghi, del tutto inesperti in merito di medicina e anatomia felina, hanno chiamato l’allora Tenente Balanzoni. Che non si è tirata indietro, e ha salvato la vita di Agata.
Peccato che non tutti abbiano apprezzato il suo gesto pieno d’amore; nello specifico il Comandante della Base, che aveva firmato pochi giorni prima l’ordine scritto contenente il divieto di avvicinare o farsi avvicinare da animali selvatici, randagi o incustoditi. Per aver salvato una gatta da morte certa, la Tenente è stata punita con 5 giorni di consegna ed è stata anche chiamata a comparire davanti a una corte per “reato di disobbedienza aggravata e continuata“. La vicenda di Agata si è poi mischiata con una seconda accusa di diffamazione e ingiurie a inferiore, che pare riguardasse una circostanza del tutto differente. Sia come sia, Barbara Balanzoni ha perso il suo status di militare ed è tornata a essere una civile.
La vicenda aveva attirato l’attenzione di diversi cittadini, nonché dell’Enpa, che pubblicò a suo tempo una petizione in cui si chiedeva al Ministro della Difesa di sollevare la militare dalle accuse.
La bella notizia è che finalmente, il 7 febbraio 2014, la Tenente è stata assolta! Non su basi di sacralità della vita come piacerebbe a tutti noi, ahimè, ma in quanto non avendo disobbedito un ordine impartito a lei direttamente non è colpevole di disobbedienza, bensì solo di aver compiuto un’infrazione disciplinare.
Ma non finisce qui. Un giornalista de Il resto del Carlino, in un’intervista che potete leggere per intero a questo link, le ha chiesto se nonostante tutti i guai che ha passato tornerebbe in soccorso di Agata, potesse tornare indietro. La risposta dell’ex Tenente è esemplare.
“Rifarei tutto identico. Era mio dovere deontologico preciso intervenire, anche a fronte di una eventuale successiva condanna. Il fatto di salvare la vita di quella micia che stava diventando mamma l’avrei comunque messo davanti alla mia fedina penale. Altrimenti la gatta sarebbe morta in modo atroce, era impensabile lasciare un animale così. Secondo me, sarebbe stato un reato non intervenire, sapendo cosa fare per salvarla”.
Ce ne vorrebbero di più, tante di più, di persone come lei!