“Un gatto a Parigi”: un piccolo gioiello dell’animazione

Oggi, nel 2015, siamo ormai abituati a film d’animazione dal disegno sofisticato e condito con effetti speciali non meno delle pellicole 3D. Un gatto a Parigi, creatura di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol, esce nelle sale nel 2010 ma sembra uscito da un’altra epoca, per come si distingue tra i film d’animazione della nostra epoca. Perché?

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La ragione è in parte evidente nello stile di disegno scelto, un po’ vecchio stile e dai tratti semplici, pur senza mancare di dettaglio e di movimento di espressione dei personaggi.

Il nostro Dino, gatto di Parigi in bella vista in locandina, vive una doppia vita: di giorno è compagno fedele della piccola Zoe, orfana di padre assassinato dal mafioso Victor Costa e da allora rimasta muta, mentre di notte salta tra muretti e guglie di Notre Dame per raggiungere il ladro Nico e assisterlo nei suoi furti. A prendersi cura di Zoe, oltre a Dino, sono rimaste la vedova del padre, commissario di polizia, e la governante Claudine. Le vite della famiglia di Zoe, di Dino, di Nico e di Victor Costa ben presto si incroceranno: e starà a Nico e Dino salvare Zoe, colpevole di aver origliato i piani del mafioso.

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La veduta della città parigina più famosa del mondo è, inutile dirlo, incantevole, e la storia deliziosa. C’è tuttavia, nel lungometraggio, un elemento non comune tra i cartoni animati: con toni delicati, accettabili anche per la mente di un bambino, dipinge quella che è una vera tragedia per una bambina e una piaga della nostra società: cosa c’è di peggio che restare orfana, per una bambina? Qualcuno può forse negare la piaga che è la mafia?

Di più, Un gatto a Parigi fa uno sforzo per caratterizzare tutti i personaggi, anche i cattivi, e dare loro contorni definiti. Parte della “patina reale” sul cartone è sicuramente che Dino non parla, e non tinge quindi il lungometraggio di un’irrealtà che sarebbe eccessiva.

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E Dino? E’ il vero protagonista, alla fine dei conti. Senza di lui, Victor Costa non sarebbe sconfitto. Un gattofilo, anche adulto, non può non apprezzare Un gatto a Parigi, perché dipinge il gatto proprio come noi lo conosciamo: Dino si diverte a far abbaiare di rabbia il cane di vicino restandogli fuori portata, è dedicato a difendere la sua Zoe anche contro i cattivi più cattivi e sa starle accanto come solo un micio sa fare.

E se questo non bastasse a convincervi, siamo sicuri che il trailer lo farà!