Come i gatti salvarono Leningrado dai ratti: una pagina di storia felina
Oggi esistono metodi umani e sono emerse conoscenze utili a evitare che in cantina prenda residenza una nidiata di ratti, senza farne un massacro, ma per molto tempo il nemico pubblico numero uno di questi animali è stato proprio il nostro felino preferito, il gatto domestico. È dai tempi dei vichinghi, e della Mezzaluna fertile, che l’uomo conosce il valore del gatto nel tenere sotto scacco i ratti, salvando così i raccolti e le cibarie imbarcate nelle stive delle navi. Esiste persino una pagina di storia, forse sconosciuta ai più, che narra come i gatti salvarono Leningrado dai ratti.
Tra il 1941 e il 1944, Leningrado è stata nel mirino dell’esercito tedesco. Pilastro del Fronte Orientale, la città russa è stata vittima di un massacrante assedio. E come sempre accade in questi casi, non è soltanto la violenza della guerra a mietere vittime. Sotto assedio il cibo scarseggia. A peggiorare la situazione, Leningrado ha dovuto fare i conti anche con i ratti. Senza nessuno che avesse modo o tempo di tenerli a bada, hanno iniziato a proliferare come non mai. E accaparrarsi ogni singolo scampolo di cibo edibile. Il numero dei ratti aveva raggiunto le 10.000 unità.
Così pare racconti quei tempi, secondo una fonte in lingua inglese, il Blokadnitsa Cyrus Loginov.
.. nella notte, una lunga linea di ratti guidata dai suoi capi si muoveva sulla via di Shlisselburgsky, diretta verso i mulini e la farina destinata alla città. I ratti hanno provato a spostare i contenitori con il loro peso, senza risultato. Così ci sono saltati sopra, e alla fine sono riusciti a smuoverli. Erano un nemico organizzato, intelligente e brutale.
Assieme alla fame, i ratti portavano anche malattie e un concreto rischio epidemico. Così, venne presa la decisione: Leningrado aveva bisogno di gatti.
I gatti, caricati su quattro carrozze ferroviarie, sono arrivati a Leningrado in 5000. E hanno reso possibile alla popolazione sopravvivere.
Ecco come i gatti salvarono Leningrado dai ratti: con il loro istinto da cacciatori, semplicemente, e probabilmente spinti anch’essi dalla fame.
Alcuni dei mici sono stati adottati dalle famiglie. Altri, semplicemente, hanno preso come residenza la strada. In tempi tanto grami, un gatto era così prezioso da valere ben 50 rubli.
San Pietroburgo, così si chiama oggi la città, non ha dimenticato i suoi salvatori.
Li ha omaggiato con sculture come queste, e non solo…
Come dimenticare il museo Ermitage e i suoi gatti custodi? Chissà, probabilmente i suoi abitanti felini sono proprio i discendenti di quegli eroi felini!