Gli incendi in Amazzonia rischiano di decimare il giaguaro
Questo 2020 non si sta certo dimostrando povero di avvenimenti catastrofici, o comunque sgradevoli. Eppure persino ora, che i riflettori sono tutti puntati sul Coronarivus, non dovremmo dimenticare come la foresta amazzonica abbia bruciato incessantemente per una porzione preoccupantemente lunga del 2019. Tra le tante conseguenze, ce n’è una che riguarda da vicino i felini: gli incendi in Amazzonia rischiano di decimare il giaguaro.
Il giaguaro (Panthera onca) è tra i felini il primo predatore del del centro e Sud America. Già minacciato dal bracconaggio e da una perdita del suo habitat pari al 20%, occorso negli ultimi 14 anni, gli incendi in Amazzoni erano proprio l’ultima cosa di cui aveva bisogno per la sua sopravvivenza. Anche perché il Brasile e la foresta pluviale amazzonica sono una parte cruciale della sua attuale diffusione nel mondo, tanto ospitare il 70% dei giaguari rimasti.
Il problema non sono solo gli animali morti tra le fiamme. Il rischio di disidratazione è concreto. Inoltre tanti, troppi giaguari hanno perso il loro territorio e la loro casa, e non sarà facile per loro trovarne una nuova senza incappare in predatori rivali. Non solo. Con il fuoco, svaniscono le prede, sostentamento irrinunciabile per la continuità della vita. La necessità potrebbe portare i sopravvissuti ad avvicinarsi agli umani, con il prevedibile rischio di essere abbattuti.
In una parola, anche se la loro frequenza e intensità paiono diminuite, gli incendi in Amazzonia rischiano di decimare il giaguaro ugualmente, e in modo molto più crudele.
Della questione hanno parlato Esteban Payan e Valeria Boron, due appartenenti della “Panthera”, organizzazione americana leader mondiale nello studio dei grandi felini e parte attiva nella conservazione, tra gli altri, del giaguaro.
Un comunicato stampa datato 18 settembre e pubblicato da Panthera parla di 500 giaguari rimasti senza un territorio in almeno due regioni, ovvero in Amazzonia e in Bolivia.
Il rischio reale, però, è che la foresta bruciata non si rigeneri e il mondo umano si avvicini a ciò che rimane della foresta in forma di mandrie, coltivazione e pastorizia. Le parole di Esteban Payan, riportate da “LaStampa.it”, esplicano ancor meglio l’urgenza.
I giaguari non sono affatto al sicuro, sono minacciati da uno sviluppo incontrollato, da nuove strade che portano cacciatori e taglia legna, e dalla deforestazione. Dobbiamo assolutamente rafforzare la spina dorsale del corridoio ecologico tra aree protette, e lo dobbiamo fare adesso, altrimenti finiremo con l’avere solo habitat frammentati, isolati, per il giaguaro, proprio come è accaduto, purtroppo, per i leoni e le tigri.
Se anche ciò non accadesse, e la foresta si limitasse ad assottigliarsi, il destino del giaguaro sarebbe pressoché segnato, come ha spiegato Valeria Boron.
Gli scienziati ritengono che una volta raggiunto il 20% di deforestazione la foresta tropicale non sarà più in grado di sostenersi e il bioma tropicale si trasformerà in una savana. Gli incendi non fanno che inasprire questo processo con conseguenze per i felini e per l’intera biodiversità che abita l’Amazzonia.
Tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo aiutare l’Amazzonia e il nostro pianeta. A volte, basta agire in modo coscienzioso nella nostra vita quotidiana. Farà bene al giaguaro come anche a noi.