I miei gatti, un’ode ai felini da parte del poeta Charles Bukowski
Tra le personalità della letteratura che i gatti hanno conquistato, c’è senz’altro Charles Bukowski. Questo autore non si può certo definire un cosiddetto “damerino”, o una personalità particolarmente elegante. Era un uomo che apprezzava l’alcool e i piaceri della vita, e della sua esistenza, spesso in toni un po’ crudi, nelle sue opere parlava. Oltre a ciò, ed è questa la parte di interesse per noi e per i lettori, Bukowski era anche un gattaro sfegatato. Passione, questa, che pare gli abbia trasmesso la moglie Linda. La poesia I miei gatti racconta qualche cosa del suo amore per i felini.
I miei gatti
Lo so. Lo so.
Hanno limitazioni, hanno differenti
bisogni e
preoccupazioni
ma io li osservo e da loro imparo.
Mi piace quel piccolo loro sapere,
che in fondo
è molto.
Il loro lamentarsi dura poco
né si preoccupano
e vanno con sorprendente dignità.
Vanno e dormono con totale semplicità,
incomprensibile agli umani.
I loro occhi sono
più belli dei nostri
e riescono a dormire venti ore
al giorno
senza esitazione o
rimorso.
Quando mi sento
giù,
basta che guardi
i miei gatti
e il mio coraggio ritorna.
Io studio queste
creature.
Loro sono i miei
MAESTRI!
Queste righe raccontano parecchio di quanto Bukowski stimi i suoi compagni a quattro zampe. Sarebbe ancora più corretto dire che il poeta li ammira. Ammira la loro capacità di scrollarsi di dosso le preoccupazioni, la dignità che emanano nell’attraversare la vita, nonché la semplicità, priva di esitazioni e rimorsi con cui riescono a vivere.
Seppure è indubbio che i nostri felini abbiano molte meno preoccupazioni di noi umani, e sia per loro molto più facile seguire questa linea di condotta, provare a trarre ispirazione da loro di tanto in tanto non sarebbe una brutta idea. Questo, forse, è il messaggio contenuto ne I miei gatti.