Il Japan Cat Network
Nonostante la sua devozione per il gatto, anche il Giappone è colpevole di diverse mancanze verso i suoi randagi. Mentre i gatti di proprietà sono trattati con tutte le premure, così non è per i mici di strada, troppo spesso lasciati a se stessi. Susan Roberts e David Wybenga, insegnanti di inglese, dal 1993 sono diventati angeli custodi per gli animali di strada giapponesi. Sono i fondatori del JCN, o Japan Cat Network.
Tutto è cominciato quando Susan e David, impietositi dalle condizioni dei gatti della loro zona residenziale, hanno deciso di farli curare e soprattutto applicare la pratica del TNR (“Trap-Neuter-Return”, vale a dire catturare i gatti bisognosi, castrarli/sterilizzarli e liberarli nuovamente sul territorio).
I due hanno quindi iniziato a diffondere la “filosofia” di questo tipo di intervento, dando vita così alle radici del JCN. Punto di svolta nella crescita dell’organizzazione è la tragedia dell’11 marzo 2011: l’area di Tohoku e Fukushima è stata colpita da un terremoto tanto violento da provocare uno tsnunami. E come se non bastasse, la Fukushima Daiichi Power Plant, centrale nucleare, è stata danneggiata causando un disastro nucleare. Il Japan Cat Network non si è tirato indietro neanche di fronte a questo, aiutando tanto gli animali lasciati indietro durante la fuga e quanti sono invece rimasti nelle vicinanze dell’area radioattiva in seguito al disastro.
L’area di Fukushima deve riprendersi del tutto ancora oggi, e i volontari del JNC non negano il loro aiuto: anzi, proprio a Inawashiro, non lontano dalla zona evacuata e nel cuore della zona abitata dalla popolazione, è stato aperto un rifugio. Col tempo, è stato inaugurato un secondo rifugio, nei pressi di Hikone-shi.
Forse, già dalla sola menzione di due soli rifugi è possibile intuire come il Japan Cat Network abbia una struttura molto particolare. Questa organizzazione fa qualcosa di sconosciuto a diverse tra le associazioni di nostra conoscenza: con una fede incrollabile nel genere umano e nelle buone intenzioni delle persone, offre aiuto ad ogni cittadino che mostri anche la minima propensione ad agire per il bene dei gatti. Si tratta di un atteggiamento che col tempo ha pagato, perché quello che è nato è stato non una miriade di rifugi bensì una rete di volontari pronti a prendere in affido temporaneo un animale bisognoso. Oggi, il JNC ha messo in piede una rete che copre l’intero paese.
Con il piccolo contributo di tanti, Susan e David stanno creando un’armata in difesa degli animali. La soluzione dell’affido ha il vantaggio di evitare all’animale lo stress e la sofferenza di una gabbia; in programma c’è certamente la costruzione di altri rifugi, ma è stato reso cristallino che, sempre in nome del benessere degli animali, si tratterà di strutture a portata limitata onde evitare di ammassare centinaia e centinaia di animali in uno spazio ridotto e soffocante. Ogni struttura deve dare spazio di movimento ai suoi ospiti. La spinta all’adozione è ovviamente fortissima, perché se pure un rifugio o l’affido possono essere una soluzione migliore della strada essa deve essere temporanea.
Ecco perché la politica del JCN si fonda sull’educazione del cittadino: gli eventi organizzati a favore degli animali non si contano, così come non si risparmia nella stampa di volantini a favore della sterilizzazione/castrazione. Non è del resto un caso se esiste una rigida policy di che servizi fornisca il JNC: non si accetta il deposito di gatti venuti a noia proprio allo scopo di non incoraggiare la pratica, ad esempio, bensì si offre tutto l’aiuto possibile per trovargli una nuova casa. I volontari sono sempre pronti ad aiutare nel catturare un animale bisognoso di cure, fornire il nominativo di un buon veterinario a un gestore di una colonia, assistere nel difficile tentativo di pacificare le relazioni a volte difficili tra gatti e vicini di casa.
Come si finanzia tutto questo? Ci pensano, dividendosi le spese, coloro che fanno parte del JCN. Le donazioni si accettano ovviamente volentieri, ma del resto l’organizzazione è nata proprio dal sacrificio economico di Susan e David.