La trasmissione della peste da gatto a uomo: come funziona?
Nel mese di giugno del 2013 Paul Gaylord, un cittadino dello stato americano dell’Oregon, ha affrontato e sconfitto la peste nera, la peste polmonare e la peste setticemica. A rendere la notizia rilevante per GcomeGatto è il fatto che, in questo specifico caso, presumibilmente il morso di un gatto ha trasmesso la peste, e non l’incontro diretto con una pulce portatrice del batterio Yersinia pestis. La trasmissione della peste da gatto a uomo è possibile in quanto il batterio ha sede nello stomaco delle pulci.
Ci rendiamo conto che una notizia del genere, data in pasto al pubblico senza adeguato approfondimento, può creare il panico e offrire una comoda scusa a chi vuole liberarsi di un gatto indesiderato. Proprio per questo ci siamo documentati tramite la lettura di un articolo scientifico dedicato all’argomento e pubblicato dalla Oxford Academics Journals; e la conclusione a cui siamo giunti è che, prendendo le dovute precauzioni, proteggere noi stessi e i nostri mici dalla peste è più che possibile.
Tanto per cominciare, sembra che nessuno tra i casi di peste ritenuti connessi ai gatti verificatisi in tempi recenti abbia avuto sede in Europa. E anche il numero totale generale è molto, molto basso.
Prima di addentrarsi nell’argomento, in ogni caso, occorre dare risposta a una domanda la cui risposta sembra scontata, ma non lo è affatto.
Cos’è la peste?
La patologia nota come “peste” esiste in tre forme: la peste nera, la peste polmonare e la peste setticemica. Il batterio Yersinia pestis, agente eziologico responsabile del contagio, vive nel sistema digestivo delle pulci. In determinate condizioni cliniche, quando una pulce succhia il sangue dell’animale su cui ha “preso sede”, il batterio inizia a proliferare fino a causare un blocco intestinale. La pulce, in reazione, vomita nel tentativo di liberare l’intestino e così facendo infetta l’animale.
Già ai tempi del Medioevo si conosceva la connessione tra gatti e pulci, e proprio per questo allora si è ritenuto erroneamente che animali come i gatti fossero responsabili della diffusione dell’epidemia.
Come contrae la peste un gatto?
Non è solo dalle pulci che è bene guardarsi, considerando che le pulci del gatto (Ctenocephalides felis) si sono dimostrate più resistenti al Yersinia pestis di altri similari parassiti.
Tuttavia, un gatto che girovaga in lungo e in largo e che è dedito alla caccia, può benissimo accogliere tra le fauci un topo o uno scoiattolo portatore della malattia.
Quali sono i sintomi della peste nel gatto?
Principalmente, si tratta di febbre, letargia, perdita di appetito, anoressia, linfonodi gonfi e bubboni che si presentano di solito nella zona sottomandibolare.
Talvolta, simili bubboni vengono confusi con ascessi e per questo rimossi senza le adeguate precauzioni.
Come avviene la trasmissione della peste da gatto a uomo?
Generalmente i metodi sono quattro, e includono nella gran parte dei casi il contatto fisico:
- tramite graffi o morsi;
- durante la cura dei bubboni;
- venendo a contatto con secrezioni orali;
- per via aerea.
Questo significa che un veterinario incauto può contrarla nel curare un animale infetto. Corre lo stesso rischio chi seppellisca un animale deceduto senza le adeguate precauzioni.
Paul Gaylord, ad esempio, ha sviluppato i sintomi dopo che il randagio che si aggirava attorno alla sua casa da anni lo ha morso, quando ha tentato di salvare un topo dalle sue grinfie.
Tra i tre ceppi della peste, quella polmonare sembra essere la meno frequentemente trasmessa dai gatti.
In linea generale, chi fosse entrato in contatto con un animale malato o con un cadavere e denotasse sintomi come febbre, brividi, dolore ai muscoli, artralgia e spossatezza, dovrebbe considerare la possibilità di contagio. L’ingrossamento dei linfonodi nell’area cervicale e ascellare è un ulteriore segnale di allarme, così come lo sono setticemia o polmonite.
E ora, la domanda che certamente sta più a cuore a chi ama il proprio gatto: come si evita la trasmissione della peste da gatto a uomo, e come si può tenere Micio in salute?
La prima cosa da fare è sicuramente informarsi sulla malattia, come si contrae e come si sviluppa, in modo di agire in fretta qualora vi sia il sospetto di peste.
Evitare che Micio venga in contatto con animali infetti è complesso, in quanto non possiamo sapere che aree frequenta un gatto che conduce una vita indoor. Viene da sé che, qualora venga diramata notizia di un focolaio in un’area di nostro interesse, vale la pena di limitare la sua libertà per il suo bene. Quello che sta accadendo negli Stati Uniti, è che l’urbanizzazione si spinge in zone rurali in cui appunto il batterio prolifera, con risultati prevedibili.
Un grosso aiuto lo offre sicuramente anche un veterinario informato. Può essere una buona misura utilizzare insetticidi appositi per eliminare le pulci nel gatto.
Ricordiamo nuovamente che è da secoli che in Europa non si registrano casi di peste, ergo anche la trasmissione della peste da gatto a uomo è un evento improbabile. Vale però la pena, noi crediamo, di essere preparati alla possibilità seppur remota.