Il lato gattesco nascosto di Ernest Hemingway
Isola di Key West, Florida: non solo mare e clima tropicale, temi quantomeno attuali in questo caldo giugno, ma (chi l’avrebbe detto?) gatti e letteratura. Il binomio gatti – letteratura, si sa, non è esattamente inusuale: giusto per citarne alcuni, basti pensare a Charles Baudelaire e T.S. Eliot.
Un personaggio letterario profondamente legato alla figura del gatto, estremamente celebre ma di cui forse si conosce meno questo suo aspetto, è Ernest Hemingway.
C’è qualcosa di intimo, una sorta di faccia nascosta della luna in questa foto che ritrae Hemingway e uno dei suoi 57 gatti, Snowball: c’è ben poco dell’immagine che le sue opere lasciano intravedere, quella di un uomo tutto d’un pezzo, appassionato cacciatore e che considera la corrida “dotata di tragicità, in quanto rappresenta letteralmente la morte e la vita”. C’è, davvero, qualcosa di magico nel modo in cui questi felini svelano e forse risvegliano un lato di Hemingway tanto differente, considerato che durante la sua permanenza a Parigi era rimasto disgustato dal modo in cui un amico permetteva ai suoi gatti di mangiare a tavola. Li amò al punto da avere per loro parole di lode e ammirazione:
“Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo:
attraversare la vita senza fare rumore.”
“I gatti dimostrano di avere un’assoluta onestà emotiva.”
Gli esseri umani, per una ragione o per l’altra, quasi sempre riescono a nascondere i propri sentimenti. I gatti no!”
E non solo, a guardare bene tracce di questo amore incondizionato ci sono anche nella produzione letteraria del Premio Nobel. Basti pensare al modo in cui il protagonista di Isole nella corrente, Thomas Hudson, è descritto col proprio gatto.
“Aveva il gatto allungato sul petto e tirò una leggera coperta su tutti e due e aprì e lesse le lettere e bevve a piccoli sorsi un bicchiere di whisky annacquato che tra un sorso e l’altro rimetteva per terra […] Il gatto faceva le fusa, ma lui non lo sentiva perché le fusa del gatto erano mute, e allora lui teneva una lettera in mano e toccava la gola del gatto con un dito dell’altra.”
Ernest Hemingway visse dal 1931 a Key West, al numero 907 di Whitehead Street, condividendo la casa non solo con la moglie Pauline Pfeiffer ma anche con i suoi 57 gatti; tra di essi, i più celebri sono stati Snowball, Crazy Christian, Friendless’ Brother e Ectasy. Quando lo scrittore si trasferì, anni dopo, a Cuba, portò ovviamente con sé tutti gli animali, nessuno escluso. Si dice che questi felini fossero polidattili, vale a dire possedessero un numero di dita nelle zampe superiore al normale, fino a sette; e i loro discendenti pare abbiano ereditato la stessa caratteristica fisica.
I pronipoti degli amati animali domestici di Hemingway vivono tuttora al numero 907, diventato oggi “The Ernest Hemingway Home and Museum”. Nella casa museo, condivisa con i discendenti di Pauline, passano le loro giornate in ozio e relax. Una libertà che si sono conquistati con una serie di battaglie legali iniziate nel 2003, quando uno dei vicini ha denunciato atteggiamenti aggressivi da parte di uno degli animali. La supposta necessità di maggiore sorveglianza, oltre al fatto che secondo la legge della Florida non si possono tenere più di quattro animali domestici per singola cosa, ha portato al rischio di una deportazione massiccia in gattile e della denominazione ufficiale dei gatti come animali da circo a richiesta del ministero dell’Agricoltura di Washington.
Pericolo scongiurato, fortunatamente. Questi gatti restano ad oggi una delle attrazioni più importanti della cittadina e della casa museo di Hemingway.