Sholeh Raofi, gattara morta in un incendio

Ci sono tragedie che toccano il cuore di tutti gli animalisti, gattari e volontari di tutto il mondo, e che spesso servono da collante contro le divergenze personale. Nessun volontario, del resto, chi in misura minore e chi maggiore, è esente da una dose di ostilità verso lui/lei e la sua colonia: può trattarsi del vicino di casa come del concittadino che porta il cane a passeggio la sera, ma non manca mai. Eppure poche tragedie eguagliano quella di Sholeh Raofi e dei suoi gatti.

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Sholeh Raofi (anche nota come Sholè Raoufi, come è riportato in altre fonti) viveva in Iran e aveva avviato il suo rifugio, l’Eshtehard Animal Shelter, noto anche come “Janan Shelter” (letteralmente “il rifugio di coloro che sono amati”) circa 11 anni fa. Stando alle dichiarazioni di un suo amico aveva rinunciato ad una vita ricca per amore degli animali. Col tempo, il rifugio era diventato un vero paradiso per i mici ospitati; era composto di un’area interna, dove riposavano in tranquillità i gatti malati e più indifesi, e di una esterna, recintata e messa in sicurezza, dove i felini potevano correre liberi e prendere il sole.

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Fonte: https://en.iranwire.com

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Fonte: http://www.iscanews.ir/

Col tempo il numero dei gatti era cresciuto fino a 350, con l’aggiunta di 12 cani, e le spese di mantenimento mensile ammontavano a 10-15 milioni di dollari al mese. Ma a Sholeh non importava. Aveva persino scelto di andare a vivere con i suoi amati mici, destinando una parte della struttura a sua abitazione.

Una decisione che le è costata la vita.

Alle 6 del mattino del 30 agosto 2015 un incendio ha divorato la struttura interna del rifugio, uccidendo Sholeh e 200 dei suoi gatti. Sembra che la signora abbia cercato di uscire, ma non sia riuscita ad aprire la porta. E così è morta con i suoi amori felini, senza poter fare nulla per salvarli.

Al suo funerale, svoltosi a Teheran, hanno partecipato diversi volontari dell’area, alcuni che collaboravano direttamente con lei, altri che la sostenevano in vari modi.

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Fonte: www.manoto.news/

Questa foto ritrae appunto il cordoglio degli animalisti della zona. Il nome “Sholeh” significa “fuoco”, e così loro hanno voluto ricordarla. Come il fuoco vitale che ha tenuto vivi, felici e in salute così tanti animali per diversi anni.

Un articolo del sito web IranWire racconta come, dopo l’incidente, i gatti superstiti siano caduti in palese stato di shock. Terrorizzati dal contatto umano, incapaci di mangiare o bere nonostante la solidarietà dei cittadini e le grandi quantità di cibo e acqua donate alla struttura caduta preda delle fiamme. I volontari che collaboravano con Sholeh si muovevano per l’area, disperati tanto per la sorte dei mici, ormai senza un tetto, quanto per il loro stato psicofisico.

È doveroso ora dare voce alla domanda che certamente in molti si sono fatti: l’incendio è stato un incidente, o piuttosto un atto di impensabile malvagità?

Le forze dell’ordine, esaminando il poco rimasto del rifugio, hanno decretato che si è trattato di un guasto all’impianto elettrico. Insomma, una tragica fatalità.

L’avvocato della famiglia Raofi, però, ha riferito che già in passato la donna aveva ricevuto lamentele e minacce, nonché richieste che abbandonasse la zona e trasferisse altrove la sua tribù felina. Questo nonostante il terreno fosse stato regolarmente comprato. Altre testimonianze sostengono che alcuni tra i vicini, allo scoppiare dell’incendio, siano stati reticenti ad aiutare a mettere in salvo gli animali. Un utente Reddit, coleberries, ha commentato un post sulla piattaforma affermando che si è trattato senza dubbio di un incendio doloso, che Sholeh si è ritrovata rinchiusa coi gatti disabili e che non appena i suoi colleghi hanno cercato di aiutarla l’incendio è scoppiato; ha raccontato inoltre il suo cordoglio e spiegato come più di una volta avesse organizzato eventi a beneficio dell’Eshtehard Animal Shelter. È, infine, significativo il fatto che cinque giorni prima della tragedia la responsabile di un rifugio per cani dell’area di Varamin sia stata aggredita da persone armate di machete.

La verità, forse, non la sapremo mai. Può forse dare minima consolazione il fatto che i volontari e i gatti rimanenti non siano stati lasciati soli, e abbiano l’appoggio e il conforto del Vafa Animal Shelter, un rifugio non lontano dall’area di Teheran.

Ciao, Sholeh. Ora, almeno, tu e i tuoi mici non dovrete più soffrire.

 

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