Una statua per Ettore, il gatto dei pescatori di Viareggio
Chi lo ha detto che gatti e mare non possono andare a braccetto? Non è forse, certo, l’accoppiata più gettonata, ma non mancano esempi di gatti che col mare vivono a contatto ogni giorno, che sia su una spiaggia o persino su una barca. E questo senza citare le leggende che avviluppano gatti e mare. Sono i pescatori, a volte, ad affezionarsi maggiormente a questi felini di mare. Così è stato per Cappuccina di Grottammare, e anche per Ettore, il gatto dei pescatori di Viareggio.
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La storia di Ettore
La storia di Ettore inizia nel 1997, quando il piccolo e i suoi fratellini, abbandonati in uno scatolone vicino agli scogli di Viareggio, sono stati messi in salvo da un’anima gentile. Questa persona, di cui non conosciamo purtroppo il nome, ha fatto sì che il resto della vicenda potesse essere raccontata… semplicemente salvando Ettore da un destino infausto.
Così, il micio tigrato ha iniziato a crescere, e man mano che passava il tempo la passerella , la zona di Tito, la pizzeria Athos così come quella davanti al Teatro Politeama sono diventati ambienti familiari. Quasi una casa.
E a proposito di case, Ettore pur non avendone una fissa non è mai stato lasciato a sé stesso. Non c’è stata persona di Viareggio che non lo abbia amato, a partire dai pensionati abituati a chiacchierare sul molo, passando dai negozianti della zona del porto, fino ai bambini e le bambine che tante volte lo hanno incontrato nelle loro passeggiate. Una menzione speciale, però, la meritano i pescatori, coloro che con lui hanno diviso il loro pescato giorno dopo giorno.
Nonostante tutto ciò che più si avvicina a essere “l’umano di Ettore” non è un pescatore, bensì un pensionato: Alfredo Serni. Per ben diciannove anni il signor Serni lo ha curato, nutrito e amato più di molti altri.
La dipartita di Ettore e la statua a lui dedicata
Ogni favola, purtroppo, ha una sua fine. E così è per quella di Ettore, il gatto dei pescatori di Viareggio, che il 15 dicembre 2016 si è spento dopo una lunga e soddisfacente vita.
La perdita ha lasciato il signor Serni con il cuore spezzato, e così la figlia Paola Serni ha deciso di donare vita eterna a Ettore. O almeno, eterna quanto può sopravvivere una statua all’erosione del tempo.
Questa è l’opera che, grazie all’aiuto, economico e non, dell’intera zona del porto e all’opera dello scultore Giuseppe Del Debbio, con la collaborazione nientemeno che della Fonderia d’Arte del Giudice Leonardo, è stata alla fine realizzata.
Ancora oggi troneggia lì, nel punto in cui aspettava il rientro dei pescatori.
Proprio come Tombili, la gatta di Istanbul, sarà ricordato per sempre.