Perché le gemme del salice piangente vengono chiamate gattini? Una leggenda polacca ce lo spiega

I salici piangenti sono una figura parecchio presente nella cultura di varie simbologie. Molte volte vengono additati come simbolo di lutto o quantomeno tristezza, e forse è molto meno conosciuta la leggenda polacca in cui proprio i salici diventano invece salvatori di gattini. 

La leggenda

C’era una volta una gatta diventata mamma da poco.

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Purtroppo, il suo umano era ben lungi dal condividere e comprendere l’entusiasmo e l’intenso amore di mamma gatta per i cucciolini. Al contrario, decise di liberarsene subito. E così, non esitò a buttare i poveri gattini nelle acque di un fiume vicino. A mamma gatta altro non rimase da fare che esprimere il suo cordoglio in alti e lamentosi miagolii. Tanto fece che attirò l’attenzione dei salici sulla riva del fiume.

Impietositi, toccati nel cuore dal dolore di mamma gatta, i salici agirono nel solo modo a loro concesso dalla loro natura e fisionomia: allungarono i loro rami fin sul pelo dell’acqua, in direzione dei gattini annaspanti. E così salvarono i cuccioli, che uno ad uno si aggrapparono ai rami verdi e riuscirono a riguadagnare la riva, la sicurezza e il calore e l’amore di mamma gatta, scampando quindi a una terribile morte per annegamento.

Perché le gemme dei salici piangenti vengono chiamate gattini?

Da allora, a ricoprire e proteggere i fiori delle piante di salice piangente femminile c’è una peluria bianca lanuginosa soffice… come pelo di gattini. Tanto che queste infiorescenze sono appunto chiamate “gattini”.

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Le soffici gemme del salice piangente