Le vostre storie – Lettera aperta ai nemici della castrazione

“Che noia, questi volontari che pretendono di dirmi cosa devo fare col gatto… Ma se castriamo tutti i gatti, poi non rischiamo si estinguano?”

“Bah, non capisco, gli animali sono sopravvissuti benissimo così fino ad ora, senza che intervenissimo noi a tagliargli i genitali”

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“La castrazione no, è contro natura!”. 

 

Queste sono solo alcune delle frasi che i detrattori della castrazione e della sterilizzazione utilizzano per difendere il loro punto di vista. E magari alcune sono anche vere, certo, gli animali sono sopravvissuti benissimo anche prima che si cominciasse a operarli. Anche se, sottolineiamo noi, fino ad allora non li avevamo abituati alla nostra compagnia e protezione, con tutte le conseguenze, negative e positive, del caso.

Sul tema, abbiamo ricevuto una richiesta di pubblicazione nell’ambito de Le vostre storie. Vi avvisiamo, è un po’ dura e molto sincera, ma ci auguriamo la leggiate ugualmente, perché a nostro parere può indurre alla riflessione. La sua lettrice vi ha dato un titolo: Lettera aperta ai nemici della castrazione.

Lettera aperta ai nemici della castrazione

È venerdì sera. La settimana lavorativa, lunga e faticosa, è terminata e voi siete in macchina con due amiche, dirette a una cena in compagnia. La strada è trafficata, tanti come voi si stanno recando a casa, o a passare una bella serata, le auto sfrecciano come sempre accade in una strada a scorrimento veloce e paesaggi di campagna a lato si susseguono. Chiacchierate allegramente, con l’occasionale occhiata al telefono, e i pensieri sono rilassati finalmente. Poi cambia tutto, una piccola sagoma chiara sbuca dal nulla, dal mezzo della strada, riceve una brutta botta dalla ruota di un’auto e in un battito d’occhi ricompare a bordo strada, immobile, solo per metà al sicuro oltre la striscia bianca.

Voi, con un tuffo al cuore, rallentate, frenate, e scendete di corsa. È un micione, è ancora vivo ma respira affannosamente e ogni ansito gli fa spillare sangue dal naso. Il sangue esce anche dal retto, sembra, e finisce sull’asfalto, sulle vostre mani mentre lo tenete fermo perché, lui, terrorizzato, dolorante, vorrebbe nonostante tutto scappare nelle campagne, oltre il guard-rail. La vostra amica chiama il 112, chiede un intervento, i tempi proposti sono assurdi. E voi, mentre trattenete il poveretto per il suo bene, vi beccate anche qualche graffio e forse un morso. Il tempo scorre, tempo che serve a trovare la clinica aperta più vicina, tempo forse vitale. Nel frattempo nessuno si ferma, tranne un ragazzo gentile che vi regala un asciugamano e vi aiuta a sistemare il micio in auto. Il micio si rifugia sotto a un sedile, disperato, pur di non essere toccato oltre. Poi la corsa in clinica, dove scoprite che è un maschio, non è stato castrato e probabilmente è un selvatico, anche se abbastanza ben tenuto e in carne. Troppo, da non far pensare che avesse chi un minimo si occupava di lui.

Non tutti possiedono il dono della scrittura, e non so se ce l’ho io. Ma non fosse questo il caso, voglio che sappiate che l’esperienza vissuta non ha impattato solo la salute del felino vittima dell’investimento. Anche noi, che lo abbiamo soccorso, abbiamo sofferto un colpo al cuore non indifferente.

Questo micione, un colpo al cuore se lo è portato via nella notte, dopo che gli esami fatti la sera prima sembravano indicare buone chance di ripresa. E noi che abbiamo provato a salvargli la vita, rimarremo a lungo con in testa, e nel cuore, le immagini delle sue ultime ore, la sua voglia di lottare, la sua sofferenza. Di aver causato un danno voi, stringendolo per la collottola pur di non farlo scappare a morire solo; dopotutto aveva un trauma cranico. E, non ultimo, con il dubbio di essere state troppo lente ad agire.

Voglio che sappiate che è una sola delle tante vittime della strada, questa che racconto.

E che se anche a ucciderlo è stata un’auto, prima ancora ne è responsabile chi non si è preoccupato di portarlo da un veterinario a castrare. Un gatto maschio intero per amore ignora il pericolo, non vede altro che la femmina, cammina per chilometri abbandonando la campagna e magari si trova per la prima volta e ultima volta su una strada trafficata. Un gatto castrato, più probabilmente, si limita a rientrare a casa e dormire in poltrona.

Quando non operate il vostro gatto lo condannate a una cerca disperata e pericolosa, persino mortale come in questo caso. E non siete voi, poi, che lo trattenete tra la vita e la morte quando inseguendo il profumo di una femmina si trova muso a muso con un mostro metallico troppo veloce per lui. Questo lo demandate a chi lo trova sanguinante, e invece di proseguire diritto ascolta la coscienza e il cuore e prova a salvare una vita senza colpa. E mi spiace dirlo, ma voi che vi ostinate a parlare di pratica contro natura con chi si affanna a spiegarvi cosa rischia il micio, non amate il vostro gatto. Non lo proteggete dal suo stesso istinto, tradite la sua fiducia e la promessa implicita di fare il suo bene.

Non ci sono scuse, neanche il temperamento ribelle del gatto. Esistono le gabbie trappola.

Fate male a lui, e fate male a chi al posto vostro e quando ormai è troppo tardi cerca di rimediare all’errore. Non credo che io e le mie amiche dimenticheremo facilmente, né personalmente la rabbia feroce che provo svanirà in fretta. Ecco cosa provoca, quindi, la vostra sconsideratezza. Ora che lo sapete, spero ci ripenserete.