La nostra diretta sul gatto di Pallas: ve la raccontiamo e ve la mostriamo!

Chi segue G come Gatto da tempo, sa bene che abbiamo preso a cuore una specie di felide in particolare. È il gatto di Pallas (Otocolobus manul), membro della famiglia dei Felidae forse poco noto ma nondimeno bisognoso di tutela, nonostante il suo stato di conservazione all’interno della Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) sia di “minor preoccupazione”.

Chi non conosce già il progetto di “Wildlife Initiative“, e questo splendido animale, continui a leggere: ve ne parleremo, allacciandoci anche alla diretta di sabato 11 febbraio 2023 in cui Claudio Augugliaro stesso, che gestisce l’iniziativa, ci ha spiegato tutto ciò che c’è da sapere.

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La Wildlife Initiative

Claudio Augugliaro è uno dei fondatori di “Wildlife Initiative”, ONG che si occupa principalmente di mammiferi, nello specifico carnivori del genere felidi come il leopardo delle nevi e, appunto, il gatto di Pallas, oltre che membro del consiglio direttivo del “Manul working group”, gruppo di esperti del gatto di Pallas.

La Wildlife è l’unica a livello di grandi organizzazioni che si occupa del gatto di Pallas, anche perché si tende a concentrarsi, a livello di conservazione, su specie che portano più denaro a livello di fondi. A sostenere il progetto della Wildlife Initiative ci siamo anche noi di G come Gatto.

Il gatto di Pallas, da parte sua, è una specie selvatica, non addomesticabile, e che deve il suo aspetto così particolare al fatto che si è separato dal lignaggio del gatto leopardo ben 5 milioni di anni fa. Vive nelle steppe e sulle montagne dell’Asia Centrale. La sua distribuzione, quindi, abbracciando tutta l’Asia centrale, è abbastanza ampia; proprio a questo è dovuta la valutazione dello stato di conservazione della IUCN, che non tiene però conto del numero effettivo di esemplari nelle singole aree.

Attraverso G come Gatto è possibile donare, grazie al progetto “Adotta un gatto di Pallas“. Cosa succede, una volta che i vostri fondi giungono a destinazione? Semplicemente, il denaro raccolto grazie a una delibera di pagamento dal costo di 40,00 € giunge in Mongolia. Perché è direttamente sul territorio occupato da questa specie che si svolge la vera battaglia per la sua difesa.

Come opera la Wildlife Initiative in Mongolia? 

O, in altre parole, a cosa servono nello specifico le vostre donazioni? Lo ha spiegato nel dettaglio Claudio Augugliaro stesso durante la nostra diretta sul gatto di Pallas, e noi ve lo riassumiamo con piacere.

Le azioni degli operatori sul territorio sono, in breve, mirate a ottenere la collaborazione degli enti governativi e dei singoli abitanti della Mongolia. Muovendosi sia nei centri abitati che nella steppa a confine col deserto, habitat del gatto di Pallas, questi esperti accompagnati talvolta da volontari ben preparati incontrano e conoscono persino i cacciatori stessi del nostro felino: si tratta di persone che non sanno come funzioni la conservazione e agiscono così da generazioni, per ottenere carne per l’alimentazione o una bellissima pelliccia che, venduta al mercato giusto, va in mano a un turista occidentale affascinato.

Dall’inizio del progetto, e ancora oggi, l’obiettivo è sensibilizzare dove possibile in merito a questo animale e far comprendere che collaborando con la Wildlife si guadagna più che a cacciarlo e ucciderlo.  La questione è economica, certo, ma essere presenti in loco aiuta a dare consapevolezza e ottenere notizie, si crea un rapporto e ne guadagna così il gatto di Pallas. Non è raro chiedere anche aiuto ai locali per posizionare e monitorare le fototrappole. Attualmente il team può contare su 40 fototrappole, controllate ogni 3 mesi.

Parte del denaro, quindi, va nel viaggio, il che include affrontare una logistica carente, strade ghiacciate, e anche possibili incidenti con animali da trasporto.

Anche l’attrezzatura, tuttavia, è fondamentale. Le fototrappole, ad esempio, servono a monitorare il numero degli individui effettivamente presenti: vengono piazzate presso siti di marcatura e tettoie, dove questo felino si rifugia per sfuggire ai rapaci. Entra di testa, e così è possibile catturare l’immagine delle macchie che ha sulla fronte. Proprio queste sono caratteristica identificativa del singolo, un po’ come le nostre impronte digitali.

Inoltre si utilizzano radiocollari, come questi che ci ha mostrato Claudio. Hanno un costo minimo di 200,00 € ciascuno.

Essi però hanno una batteria ridotta e occorre perciò raccogliere i dati che offrono periodicamente, direttamente sul campo, con uno strumento apposito.

 

Tuttavia, non sono questi gli unici utilizzi delle donazioni. Ce n’è almeno un altro, fondamentale in realtà, che vi presentiamo contestualmente ai pericoli per la sopravvivenza di questo felide.

In concreto, cosa potrebbe portare all’estinzione del gatto di Pallas?

I fattori principali sono quattro, più un quinto che potremmo definire randomico.

  1. La predazione da parte dei cani pastore. In Mongolia, terra di steppa, numerosi sono i cani da pastore, addestrati a agire a protezione del gregge. Questo significa che, appena qualsiasi animale si avvicina alle pecore, ad esempio, il cane attacca in difesa. Chiaramente non è pensabile abolire la pastorizia, perciò la Wildlife sta distribuendo collari per cani con un campanellino, in modo da dare la possibilità al gatto di  Pallas di scappare per tempo.
  2. I cappi per le marmotte. Su questo c’è poco da fare: si può solo fare sensibilizzazione e provare a suggerire aree in cui magari è meno facile passi un esemplare del nostro Pallas.
  3. La caccia “turistica”. Come anticipato, la pelliccia del gatto di Pallas fa gola. A cacciarlo sono in genere locali, con la speranza appunto di rivenderla, o turisti dell’est. Questo pericolo, però, proprio grazie alle donazioni è al momento scongiurato. La Wildlife ha fatto un patto con le autorità governative, acquistando le licenze e chiedendo loro di usare il ricavato a favore della creazione di zone protette, cartellonistica adeguata e sensibilizzazione. Se si considera che ogni licenza regala il diritto a cacciare un singolo adulto, pensate a quanto salvifico può essere il denaro ricevuto. Bisogna però precisare che il pericolo è arginato attualmente. Se dovesse mancare il denaro necessario, il governo riprenderebbe a vendere licenze. Almeno nel breve periodo; forse, con il trascorrere del tempo, la protezione di questo animale potrebbe diventare parte della cultura della Mongolia.
  4. Eventuali patogeni. Poiché vari animali marcano tutti sullo stesso sito (cani, volpi  e via dicendo) non si esclude la trasmissione di malattie dannose. Per evitare ciò, i fondi servono anche a fare ricerca.
  5. Infine, i fattori imprevedibili. Proprio quelli di cui si accennava. Ad esempio, la presenza di un particolare roditore, noto come arvicola, tende a raggruppare gli esemplari in un’area o al contrario la sua scomparsa a farli distribuire maggiormente. Ogni volta che ciò accade, a seconda della zona specifica, potrebbero esserci problemi differenti da affrontare.

Occorre a questo punto fare una specifica importante: gli esperti che si recano in Mongolia non guadagnano nulla, o quasi, da questa attività. Claudio Augugliaro stesso dedica circa 12 ore al giorno al progetto, dedicandone altre 4 a consulenze ambientali per, come tutti noi, far fronte alle spese mensili.

Purtroppo, questo felino come animale a rischio è ancora poco conosciuto in Europa e in Italia. Noi vi consigliamo di ascoltare integralmente la nostra diretta sul gatto di Pallas per conoscerlo meglio.

Il video integrale della diretta

È vero, questo è un riassunto organico. Ma volete mettere, sentire raccontare tutto questo direttamente dal paladino del gatto di Pallas? Se foste curiosi, lasciamo qui sotto il video integrale. Buona visione, e speriamo buona adozione a distanza di un gatto di Pallas!